L’intuizione umana a confronto con quella artificiale

Quando si parla di intuizione si pensa immediatamente ad essa come ad una prerogativa della mente umana e non sicuramente dell’intelligenza artificiale. Tutto ciò che ha a che fare con i modelli di AI lo associamo al campo della logica e della matematica e quindi eventualmente alla controparte analitica e razionale dell’uomo, a cui, l’intuizione, non sembra appartenere.
In realtà bisognerebbe distinguere la “sensazione” soggettiva dell’intuizione, dai risultati oggettivamente constatabili dovuti alla funzione dell’intuizione osservabili nel proprio e nell’altrui comportamento. Questa considerazione vale per qualsiasi facoltà mentale. Mentre non è possibile attribuire ad un’AI la coscienza di sensazioni simili a quelle umane, è invece possibile, quando vi sono le giuste premesse, attribuirle delle funzioni analoghe oggettivamente osservabili. Per esempio, non possiamo sapere se l’AI abbia coscienza come l’abbiamo noi della comprensione di certe parole o frasi, ma possiamo stabilire oggettivamente se si comporta come se l’avesse o, in pratica, se si comporta come un essere umano che comprende quelle stesse frasi. Lo stesso ragionamento si può fare per la facoltà dell’intuizione.
Se, per esempio, si attribuisce un certo peso alla componente inconscia nel processo dell’intuizione allora le similitudini tra i processi mentali e gli algoritmi aumentano, in quanto si presume che l’AI non abbia coscienza nel fare elaborazioni e previsioni proprio come avviene per i processi mentali inconsci. Tuttavia, esistono molto altre differenze che esploreremo in questo articolo.
Il concetto di intuizione
Il concetto di intuizione è molto affascinante e complesso, e viene spesso citato e discusso sia nel campo della filosofia che in quello della psicologia. Nonostante la sua natura sfuggente e difficile da definire con precisione, numerosi studi e teorie hanno cercato di spiegare come funzioni e da cosa sia influenzata.
L’intuizione può essere descritta come una forma di percezione o comprensione istantanea che si verifica senza il ricorso a un ragionamento o a un processo di pensiero logico. È quella sensazione istantanea che ci guida a prendere una decisione improvvisa o a percepire una situazione senza una chiara spiegazione razionale. Spesso l’intuizione è associata a un sentimento di “sapere” senza poter spiegare come si è giunti a quella conclusione.
Herbert Simon disse che “l’intuizione è semplicemente una forma di riconoscimento.
La teoria prevalente sull’origine dell’intuizione è che essa sia il risultato di un processo cognitivo inconscio che elabora informazioni in modo rapido e automatico, senza che ne siamo consapevoli. Questa teoria è stata ampiamente studiata da scienziati come Daniel Kahneman e Gary Klein, che hanno sviluppato modelli per illustrare come l’intuizione possa influenzare le nostre decisioni.
Kahneman ha proposto il concetto di “sistema 1” e “sistema 2” per spiegare il modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni. Il sistema 1 è rapido, automatico ed emotivo, mentre il sistema 2 è lento, deliberativo e controllato. L’intuizione si basa principalmente sul funzionamento del sistema 1, che elabora informazioni in modo veloce ed efficiente, ma può anche portare a errori e bias cognitivi.
Una macchina che simula questo meccanismo trae conclusioni affrettate a partire da certi input.
Se la previsione è corretta si evita il tempo di calcolo, se è errata il sistema fa esperienza mediante un classico ciclo di tentativi ed errori che premia o penalizza l’agente a seconda se la previsione è giusta o sbagliata.
Questo tipo di apprendimento è detto apprendimento per rinforzo.

Nel caso della mente il sistema 1 è sempre attivo mentre il sistema 2 non lo è sempre. Se per esempio chiediamo:

Una mazza e una palla costano 1,10 dollari. La mazza costa un dollaro in più della palla. Quanto costa la palla?
La risposta intuitiva che molti danno é 0,10 dollari, ma è sbagliata in quanto il risultato corretto è 0,05 dollari.
Il sistema 2 spesso non viene coinvolto per pigrizia.
Klein, d’altra parte, ha sviluppato la teoria del “riconoscimento di pattern“, secondo la quale l’intuizione si basa sul riconoscimento di schemi o pattern familiari che si sono formati attraverso esperienze passate. Questa teoria suggerisce che, attraverso l’esposizione a una vasta gamma di situazioni, il nostro cervello è in grado di apprendere e riconoscere i pattern significativi, permettendoci di prendere decisioni rapide ed efficaci.
L’intuizione basata sul riconoscimento di pattern permette di prendere decisioni rapide ed efficaci senza svolgere un processo di ragionamento logico esplicito. Ciò è possibile perché, dopo aver identificato un pattern familiare, il nostro cervello genera una risposta emotiva o un senso di “sapere” senza la necessità di un’analisi dettagliata.
Questa teoria ha ricevuto supporto empirico da studi nel campo della psicologia cognitiva. Ad esempio, uno studio condotto da Ericsson e Simon nel 1993 ha esplorato l’importanza dell’esperienza nell’acquisizione di intuizioni nel campo degli scacchi.
Gli esperti di scacchi erano in grado di individuare, in modo intuitivo, le mosse migliori basandosi sulla loro esperienza pregressa e sulla familiarità con i pattern ricorrenti nel gioco degli scacchi.
Un altro aspetto interessante dell’intuizione è la sua relazione con l’esperienza e l’expertise. Alcuni studi hanno dimostrato che gli esperti in un determinato campo, grazie alla loro vasta esperienza, sono in grado di prendere decisioni intuitive più accurate rispetto ai non esperti. Ad esempio,
esperti medici sono in grado di fare diagnosi intuitive basandosi su segnali non verbali dei pazienti o su piccoli dettagli che possono passare inosservati ad altri.
In quali aspetti della vita opera l’intuizione
L’intuizione può guidarci nel prendere decisioni morali senza una razionale deliberazione. Ad esempio, ci possono essere situazioni in cui sentiamo istintivamente che un’azione è giusta o sbagliata, senza poter spiegare razionalmente il motivo di tale sensazione.
Gli artisti spesso si affidano all’intuizione per prendere decisioni creative. Ad esempio, un pittore potrebbe scegliere i colori e le forme in modo intuitivo, lasciandosi guidare dal proprio senso estetico senza ragionare esplicitamente su quale combinazione sarebbe stata la migliore.
L’intuizione può avvisarci di situazioni pericolose o minacciose. Ad esempio, potremmo istintivamente sentire che qualcosa non va o percepire il pericolo quando incontriamo una persona sospetta o mentre camminiamo in un vicolo buio.
La risoluzione di problemi complessi può essere dovuta all’intuizione. Ad esempio, potremmo avere un momento di “eureka” in cui una soluzione improvvisa e apparentemente casuale ci viene in mente senza un ragionamento razionale esplicito.
La comprensione quasi immediata dell’ironia o del sarcasmo avviene grazie all’intuizione. Essa svolge un ruolo cruciale nella generazione di idee creative e innovative. Ad esempio, gli inventori possono ottenere intuizioni su come risolvere un dato problema tecnico o su nuove applicazioni di una tecnologia esistente.
Spesso ci affidiamo all’intuizione nel prendere decisioni rapide e quotidiane. Ad esempio, quando dobbiamo scegliere tra diverse opzioni culinarie o decidere se fidarci di una persona sulla base delle nostre prime impressioni.
Il ruolo dell’esperienza
il nostro cervello può richiamare e collegare informazioni apprese in passato per generare un senso di conoscenza o comprensione istantanea. Questo processo può essere il risultato di un ragionamento implicito o di un’applicazione di regole implicite che il nostro cervello ha imparato attraverso esperienze precedenti.
Quindi, anche se potremmo non essere consapevoli del ragionamento logico che porta all’intuizione, l’esperienza accumulata e l’elaborazione delle informazioni svolgono un ruolo chiave nel processo intuitivo. La nostra mente può fare associazioni e riconoscere pattern in modo rapido ed efficiente grazie al bagaglio di esperienze e conoscenze acquisite.
L’intuizione può essere influenzata da fattori soggettivi come emozioni, stati d’animo o bias cognitivi, che possono portare a errori o incoerenze. Anche se l’intuizione è spesso utile e può guidarci nella presa di decisioni rapide ed efficaci, è importante combinare l’intuizione con un processo di pensiero razionale e analitico per prendere decisioni informate e ponderate.
Una rete neurale artificiale è intuitiva?
Ci sono alcune analogie tra l’intuizione umana e l’attività di una rete neurale artificiale. Escludendo l’aspetto della sensazione soggettiva che accompagna l’intuizione, anche un modello di AI, per esempio, riconosce velocemente pattern d’immagini grazie ai dati di addestramento che costituiscono la controparte artificiale dell’esperienza umana.

L’intuizione umana ci consente di identificare oggetti ed elementi all’interno di un’immagine senza dover analizzare ogni singolo dettaglio. Ad esempio, possiamo riconoscere immediatamente un gatto in una foto anche se l’immagine è parzialmente oscurata o sfocata. Questo è possibile grazie al nostro cervello che ha appreso nel corso degli anni i pattern distintivi delle caratteristiche del viso di un gatto, come orecchie e occhi. Pertanto, anche se le circostanze dell’immagine possono variare, il nostro cervello è in grado di riconoscere tali pattern e generare un’etichetta corretta (ad esempio, “gatto”).
Parallelamente, il deep learning può essere utilizzato per addestrare reti neurali artificiali a riconoscere oggetti nelle immagini. Questo processo avviene attraverso la presentazione di un ampio dataset di immagini etichettate, in cui la rete neurale impara automaticamente a riconoscere i pattern comuni tra le immagini, come i bordi, le forme o i colori ricorrenti. Successivamente, quando viene presentata una nuova immagine alla rete neurale, essa sarà in grado di identificare gli oggetti presenti sfruttando i pattern riconosciuti durante il processo di addestramento.
Su questo argomento ti consigliamo di leggere l’articolo
Le reti neurali convoluzionali, un modo per vedere bene al minimo costo

In entrambi i casi, sia l’intuizione umana che il deep learning si basano sul riconoscimento di pattern per l’identificazione di oggetti o elementi all’interno delle immagini. Tuttavia, i meccanismi sono differenti: l’intuizione umana si basa sull’esperienza, mentre il deep learning si basa sull’analisi di un ampio dataset di immagini di addestramento.
l’intuizione umana può essere influenzata da bias cognitivi, emozioni, e altre variabili soggettive che possono portare a errori o incoerenze. D’altra parte, il deep learning è limitato alle informazioni e ai dati su cui viene addestrato e può incorrere in problemi di generalizzazione o mancanza di contesto in situazioni inedite. Sui Bias cognitivi umani puoi leggere l’articolo:
Bias cognitivi umani, errori dell’AI e le questioni etiche
L’analisi razionale non sempre è la più efficiente
Nello studio Artificial Intuition for Automated Decision-Making gli autori hanno mostrato come la deliberazione e l’intenzione influenzano il modo in cui le persone integrano le informazioni durante il processo decisionale. Hanno scoperto che
quando le persone si dedicano a un’analisi razionale dell’informazione, tendono a considerare meno informazioni rispetto a quando prendono decisioni in modo intuitivo.
Nel contesto dello studio, l’analisi razionale dell’informazione si riferisce a un approccio più ponderato e dettagliato che coinvolge una valutazione critica e deliberata delle informazioni disponibili. Durante questa analisi, le persone si focalizzano su specifici aspetti dell’informazione e tendono a escludere altre informazioni ritenute meno rilevanti o affidabili.
Questa riduzione nella quantità di informazioni considerate durante la deliberazione può essere attribuita a diversi motivi. Ad esempio, quando le persone cercano di analizzare in modo razionale le informazioni, possono essere limitate dalla capacità del loro cervello di elaborare una grande quantità di dati contemporaneamente. Pertanto, potrebbero concentrarsi solo su pochi aspetti chiave dell’informazione che ritengono più importanti o affidabili.
Inoltre, durante l’analisi razionale, le persone possono prestare maggiore attenzione ad altri fattori che potrebbero influenzare la decisione, come il numero di campioni disponibili o la loro affidabilità. Questi fattori potrebbero prendere il sopravvento rispetto alla considerazione di una vasta gamma di informazioni, poiché sono percepite come più tangibili o significativi per la valutazione delle opzioni.
In sintesi, l’analisi razionale dell’informazione durante la deliberazione può portare a una riduzione della quantità di informazioni considerate. Questo avviene perché le persone tendono a concentrarsi solo su aspetti chiave, considerando fattori come il numero di campioni o l’affidabilità delle informazioni. Questo processo potrebbe essere influenzato dalla capacità limitata del cervello di elaborare una vasta quantità di informazioni contemporaneamente e da una maggiore attenzione agli aspetti ritenuti più rilevanti o significativi.
Alcuni studiosi pensano che l’intuizione sia una sorta di razionalità limitata, un’euristica, che implica l’applicazione di poche regole quando si è di fronte ad un’informazione limitata. Secondo questa teoria, l’intuizione non sarebbe in grado di basarsi su molti dati ma su pochi per giungere ad una decisione.
Altri la pensano in modo diverso.
L’intuizione sarebbe in grado di affrontare compiti complessi attraverso un’estesa elaborazione delle informazioni senza un notevole sforzo consapevole.
Secondo questa prospettiva, i processi intuitivi operano autonomamente e automaticamente senza il controllo conscio e possono elaborare in parallelo molteplici pezzi di informazioni. Inoltre, i processi intuitivi utilizzano tutte le informazioni attivate dalla memoria e salienti nell’ambiente, indipendentemente dalla loro origine. Questo significa che l’intuizione si basa fortemente sull’esperienza precedente e può essere influenzata dalla consolidazione delle conoscenze nella memoria.
Sono stati fatti esperimenti che dimostrerebbero il verificarsi di un’integrazione estesa delle informazioni anche se le capacità cognitive sono limitate da un’altra attività e l’individuo non ha intenzione di formare una valutazione sommaria degli oggetti di riferimento.
Lo studio suindicato fa riferimento ad esperimenti che hanno coinvolto partecipanti a cui è stato chiesto di valutare delle azioni. Prima della valutazione, avevano codificato informazioni sugli esiti di queste azioni in una situazione di doppio compito.

Come attività di distrazione (presentata come attività principale), ai partecipanti è stato chiesto di memorizzare il contenuto di video pubblicitari. Poi è stato detto loro che l’obiettivo dello studio (apparente) era valutare le prestazioni di memoria in condizioni di distrazione. In linea con questa storia di copertura, la lettura delle informazioni sugli esiti delle azioni è stata presentata come un’attività secondaria. In particolare, è stato chiesto loro di leggere ad alta voce le informazioni sulle azioni che scorrevano sullo schermo. Gli esiti erano rappresentati come valori di rendimento prodotti da azioni fittizie sul mercato azionario nel corso di diversi giorni di negoziazione. Un singolo valore di rendimento rappresentava il guadagno in centesimi di euro ottenuto da una determinata azione in un determinato giorno di negoziazione. I valori di rendimento venivano mostrati ad un ritmo veloce. Ai partecipanti veniva chiesto di leggere tutti i valori di rendimento e i nomi delle azioni che apparivano ad alta voce per garantire la codifica. Vedevano fino a 140 valori di rendimento prodotti da fino a otto azioni diverse in 20 giorni di negoziazione. La presentazione durava fino a 10 minuti. In sintesi, questa procedura generava un alto livello di sovraccarico di informazioni, limitava le risorse di elaborazione deliberate con una procedura a doppio compito e offuscava la vera intenzione dello studio. Test pre-sperimentali hanno dimostrato che questa procedura ha efficacemente impedito ai partecipanti di integrare consapevolmente i valori di rendimento e di formare giudizi deliberati sulle azioni.
La distribuzione dei valori di rendimento è stata manipolata tra i soggetti. In particolare, sono state variate la somma, la media, la frequenza e la dispersione dei valori di rendimento. In linea con la storia di copertura, ai partecipanti è stato chiesto di ricordare le informazioni sugli annunci pubblicitari dopo la presentazione.
Successivamente, però, è stato loro chiesto inaspettatamente di valutare spontaneamente ciascuna azione regolando una barra di scorrimento che rappresentava una scala affettiva con estremità etichettate come buono e cattivo.
Le interviste dopo l’esperimento hanno mostrato che i partecipanti effettivamente non si aspettavano di valutare le azioni. I partecipanti hanno sempre riferito che avevano concentrato la loro attenzione sugli annunci pubblicitari e non avevano cercato di formulare valutazioni sulle azioni. Inoltre, un test di memoria successivo alle valutazioni ha mostrato che i partecipanti non erano in grado di riprodurre in modo affidabile le caratteristiche delle distribuzioni dei valori di rendimento.
Una delle domande chiave della ricerca era se le distribuzioni dei valori dei rendimenti fossero correlate con le valutazioni in modo sistematico. Se l’integrazione delle informazioni si fosse verificata automaticamente durante la codifica dei valori di rendimento, i giudizi spontanei sulle azioni avrebbero dovuto rivelare sistematicamente influenze delle proprietà delle informazioni fornite.
In una serie di studi, il risultato sorprendente è stato che i giudizi valutativi riflettevano costantemente la somma dei valori di rendimento.
Questi risultati sfidano la teoria dominante dell’approccio alla razionalità limitata, che sostiene che i processi deliberativi richiedono uno sforzo cognitivo e che i processi intuitivi sono basati su euristici semplici.
Gli autori dello studio suggeriscono che i processi intuitivi possono invece considerare tutte le informazioni disponibili in modo parallelo e che la coerenza dell’informazione ha un ruolo importante nella preferenza formazione.
L’intuizione e l’analisi razionale nel processo decisionale
La teoria prevalente sul processo decisionale afferma che i processi intuitivi e analitici sono distinti e seguono principi cognitivi molto differenti. Ciò implica che l’intuizione non è semplicemente una scorciatoia verso la riflessione, ma qualcosa di completamente diverso. Secondo questa visione, gran parte delle strategie identificate nella ricerca sui modelli di strategia multipla non sono strategie intuitive ma semplificazioni dell’analisi. Queste strategie evitano un’elaborazione faticosa riducendo la quantità di informazioni da considerare e evitando procedure di ponderazione e integrazione. In tal modo, sono ancora ispirate allo spirito del razionalismo che considera il processo decisionale come un processo deliberato. Tuttavia, concentrandosi solo sul lato conscio, possiamo trascurare i processi non sono soggetti all’introspezione che funzionano senza controllo cognitivo e che sfruttano le capacità del cervello per elaborare informazioni automaticamente e in parallelo.
D’altra parte, un individuo tenta di controllare e guidare deliberatamente questi processi intuitivi, la loro efficienza può essere compromessa. Ciò implica che i processi intuitivi hanno dei limiti che sono specifici del tipo di processo.
La teoria sostiene inoltre che intuizione e analisi sono processi componenti piuttosto che diversi modi di pensare. Secondo questa prospettiva, un giudizio o una decisione non sono presi in un solo modo, sia intuitivo che analitico. Piuttosto, l’intuizione e l’analisi sono responsabili di guidare diversi tipi di sottoprocessi. Questa prospettiva è coerente con gli sviluppi recenti presenti nella letteratura sui modelli a doppio processo. I risultati empirici hanno mostrato che il giudizio sotto l’incertezza riflette sia il processo automatico che quello controllato, con entrambi i processi che contribuiscono indipendentemente.
La teoria afferma inoltre che i processi intuitivi e analitici sono soggetti a diverse restrizioni. I processi analitici richiedono più tempo e sono soggetti a vincoli di lavoro e risorse cognitive, mentre i processi intuitivi sono meno sensibili alla quantità di informazioni e ai vincoli di compito, ma sono influenzati dalle caratteristiche del modello informativo.
Un’ulteriore implicazione della teoria è che l’intuizione e l’analisi non sono semplicemente due strategie distinte tra cui scegliere, ma sono due componenti che lavorano insieme per guidare il processo decisionale. L’intuizione fornisce l’input per l’analisi, che a sua volta guida i sottoprocessi per formare l’output. La teoria propone che l’intuizione e l’analisi collaborino nella formazione di giudizi e decisioni, e che la profondità dell’analisi possa variare a seconda delle circostanze, ma che i processi intuitivi svolgano sempre un ruolo anche quando l’individuo affronta consapevolmente un compito di giudizio o di decisione.
I processi intuitivi e analitici svolgono funzioni diverse: i processi intuitivi sono responsabili di fornire un primo input, mentre i processi analitici sono coinvolti nella costruzione consapevole delle informazioni.
In alcuni casi, le informazioni salienti presenti nell’ambiente e le informazioni accessibili dalla memoria possono essere sufficienti per raggiungere un livello di coerenza necessario per prendere una decisione. Tuttavia, in altre situazioni, i processi di costruzione consapevole sono necessari, ad esempio quando le opzioni sono sconosciute e le informazioni sono nascoste.
Un aspetto importante dei processi di costruzione consapevole è la capacità di modificare temporaneamente le informazioni in una direzione intenzionale. Al contrario, i processi intuitivi non hanno questo potere e possono solo modificare le attivazioni, non la struttura della rete cognitiva. Molte caratteristiche della rete cognitiva derivano dall’apprendimento precedente, come la forza dei legami tra le opzioni e gli obiettivi, che riflettono la storia di rinforzo.
Si può usare l’AI per capire il contributo dell’analisi razionale e dell’intuizione nel processo decisionale?
l’IA può esaminare le scelte effettuate da individui o gruppi in situazioni specifiche per identificare se l’analisi razionale o l’intuizione ha avuto un ruolo predominante nel processo decisionale.
Utilizzando algoritmi di machine learning,si possono creare modelli predittivi che includono sia variabili razionali (come dati numerici o indicatori di prestazione) che indicatori di intuizione (come dati emotivi o feedback soggettivi). Questi modelli possono essere utilizzati per stimare l’influenza relativa dell’analisi razionale e dell’intuizione nelle decisioni future e per comprendere come i due aspetti interagiscono tra loro.
L’IA può monitorare e analizzare il processo decisionale in tempo reale per identificare come l’analisi razionale e l’intuizione vengono utilizzate durante le fasi specifiche. Ad esempio, può rilevare quando vengono utilizzate considerazioni razionali come l’analisi costi-benefici o quando si verificano intuizioni basate sulle esperienze passate.
I modelli di AI possono supportare il miglioramento dei processi decisionali fornendo feedback e consigli basati sull’analisi dell’efficacia delle decisioni passate. Ad esempio, l’AI può suggerire alternative razionali a una decisione presa basata sull’intuizione, o viceversa. Questo tipo di feedback aiuta a valutare l’impatto dell’analisi razionale e dell’intuizione sulle decisioni nel tempo.
Mediante gli algoritmi si possono creare simulazioni o esperimenti che consentono a individui o gruppi di sperimentare diverse strategie decisionali. Questi strumenti possono aiutare a isolare l’effetto dell’analisi razionale e dell’intuizione sui risultati decisionali e a comprendere meglio come i due aspetti si influenzano reciprocamente.