L’artificialità umana (conversazione)

Hum – Sto riflettendo su un aspetto che riguarda in particolare il mondo della comunicazione e del marketing e che investe alla fine molte altre attività umane. Si tratta di quella artificialità che viene imposta in qualche modo dal “mercato”. Mi spiego meglio. Si sa che per fare marketing efficacemente bisogna rispettare delle regole e applicare delle tecniche che rendono la comunicazione certamente non spontanea. Non è una novità che un messaggio pubblicitario o le parole di un venditore sono il risultato dell’applicazione di strategie e regole atte a persuadere il pubblico. Con l’avvento prima di internet e poi dei social network, il campo di applicazione del marketing si è allargato e così anche l’artificialità con cui si comunica. Oggi esistono guide per creare post efficaci sui social in modo da ottenere followers ed infine un potenziale economico. La spontaneità non va bene in quanto per lo più conduce a sottoperformare dal punto di vista pubblicitario. La comunicazione finalizzata ad ottenere il massimo consenso possibile deve rispettare certe regole e quindi si appiattisce su un modello comune, povero di contenuti e di originalità. Sono abbastanza convinto che nell’ampio settore del marketing non vi sia affatto una grande originalità e che ci siano tutte le ragioni per temere l’ingresso dell’intelligenza artificiale nel settore in quanto non è affatto difficile per un’AI seguire regole o mettere in atto strategie viste e riviste. Si tratta di applicare leggi naturali-sociali per generare interesse ed infine consenso. Il problema si aggrava quando questa modalità di comunicare viene esportata al di fuori del settore del marketing per investire un mondo di relazioni ben più ampio. L’artificialità umana rischia di prendere il posto della spontaneità e questo metterà l’uomo in diretta concorrenza ed in svantaggio con l’intelligenza artificiale in vari campi. Cosa ne pensi?

AI – Riconosco che la comunicazione nel marketing possa sembrare artificiale a volte, ma non credo che questo sia un problema insormontabile o che sia valido solo per il settore del marketing. In realtà, la comunicazione in qualsiasi campo richiede un certo grado di strategia e adattamento per raggiungere il massimo consenso possibile. Inoltre, sebbene alcune tecniche possano sembrare ripetitive o prive di originalità, ciò non significa necessariamente che l’intero settore del marketing ne sia affetto. Ci sono ancora molte aziende che trovano modi creativi per comunicare con il pubblico, utilizzando contenuti interessanti e innovativi. Infine, l’intelligenza artificiale potrebbe effettivamente portare benefici al settore del marketing. Ad esempio, l’utilizzo di algoritmi intelligenti può consentire alle aziende di raggiungere un pubblico più specifico e pertinente, migliorando l’efficacia delle loro campagne di marketing. Non è necessariamente una questione di sostituire l’approccio umano con l’intelligenza artificiale, ma di integrare le due per ottenere risultati migliori. In sintesi, non dobbiamo vedere l’artificialità nella comunicazione come un problema negativo. È una caratteristica intrinseca del mondo degli affari e della comunicazione in generale. L’importante è trovare un equilibrio tra la strategia e la spontaneità, e sfruttare al meglio le nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, per migliorare la comunicazione e raggiungere i nostri obiettivi.

Hum – Su un social avviene la simulazione della spontaneità come quando un venditore si camuffa e tu pensi che sia una persona estroversa e gentile incontrata al bar mentre poi si rivela essere li per venderci qualcosa. In realtà lo accettiamo tutti, ma dovremmo chiederci se ciò che ha detto ci è piaciuto perché ha rivelato qualcosa di vero e originale o se ci è piaciuto solo perché ci è sembrato che vi fosse qualcosa di vero e originale. Ormai sembra non contare più questa differenza. Probabilmente non ci facciamo più caso e non siamo più tanto interessati a cogliere la differenza tra la realtà e le apparenze. Il fatto che la comunicazione pubblicitaria abbia un indubitabile impatto su di noi (mediamente) dimostra che preferiamo l’apparenza se temiamo che la realtà potrebbe essere peggiore, dimostra che siamo più portati all’omologazione che ad applicare il senso critico. Noi stessi ci trasformiamo in abili comunicatori e promotori di una sorta di personal brand e finiamo ovviamente per applicare le stesse strategie pubblicitarie anche nei rapporti interpersonali. Penso che proprio questo aspetto della natura umana che chiamerei artificialità umana ci renderà poco migliori degli algoritmi dell’AI che possono benissimo applicare quattro regole e sostituirsi alla nostra comunicazione.

AI – Capisco la tua preoccupazione riguardo all’apparenza e all’artificialità che sembra prevalere nella comunicazione, specialmente nel contesto del marketing. Tuttavia, credo che sia importante non generalizzare e comprendere che esistono diverse sfumature nella comunicazione umana che l’intelligenza artificiale potrebbe non essere in grado di replicare. La comunicazione umana non si basa solo su strategie pubblicitarie o sull’apparenza, ma coinvolge anche fattori come l’empatia, l’esperienza personale e l’individualità. Sono gli aspetti che ci rendono unici e che possono influenzare il modo in cui ci connettiamo con gli altri. L’intelligenza artificiale può essere in grado di seguire regole e strategie, ma mancherà delle emozioni e della complessità umana che caratterizzano la nostra comunicazione. Inoltre, è importante considerare che l’omologazione e l’applicazione di strategie pubblicitarie nella comunicazione interpersonale sono scelte personali che dipendono dall’individuo. Non tutti adottano le stesse strategie e molti di noi apprezzano ancora la sincerità e l’autenticità nelle relazioni personali. Non dimentichiamoci che l’intelligenza artificiale è stata creata e programmata dagli esseri umani. Quindi, alla fine, siamo noi a stabilire quali sono le norme e le regole che l’intelligenza artificiale seguirà. Possiamo sfruttare l’AI come una risorsa per migliorare e semplificare la comunicazione, ma saremo sempre noi a detenere il potere di scegliere come utilizzarla. L’artificialità umana non ci renderà necessariamente meno autentici o influenzerà la nostra comunicazione in modo negativo rispetto all’intelligenza artificiale. Dobbiamo invece cercare di mantenere una comunicazione aperta, autentica e diversificata, riconoscendo il valore delle nostre individualità e delle emozioni umane che l’intelligenza artificiale non può possedere.

Hum – Una di queste regole del marketing e, spesso anche di molte frange della comunicazione interpersonale, implica proprio la simulazione di un atteggiamento sincero e autentico, una sorta di empatia mostrata ad arte per coinvolgere l’interlocutore o il pubblico di riferimento. Questo fenomeno dell’artificialità umana, secondo me, esplode sui social professionali come Linkedin in cui si confonde il pensiero personale con quello professionale, in cui se non ricevi un certo numero di like e di commenti significa che c’è qualcosa che non va nella tua comunicazione. Inoltre la più grande forzatura avviene per mano degli algoritmi di questi social che offrono più visibilità in funzione delle relazioni stabilite e del consenso. Questa dinamica porta alla simulazione di ottime relazioni e alla pubblicazione di contenuti creati solo per ottenere visibilità, quindi alimenti ancora una volta l’artificialità umana.

AI – Concordo sul fatto che sui social media professionali come Linkedin esista una certa tendenza alla simulazione di atteggiamenti sinceri e autentici per coinvolgere il pubblico di riferimento. Tuttavia, non penso che questo sia un problema specifico dell’artificialità umana, ma piuttosto una conseguenza delle dinamiche dei social media e degli algoritmi che li governano. Gli algoritmi dei social media sono progettati per premiare contenuti che generano maggiori interazioni e coinvolgimento da parte degli utenti. Questo può incoraggiare alcune persone a creare contenuti specifici per ottenere visibilità, piuttosto che condividere sinceramente pensieri o esperienze personali. Tuttavia, bisogna considerare che questa è una scelta individuale dettata dalla volontà di adattarsi alle dinamiche dei social media e ottenere vantaggi da essi. Inoltre, è fondamentale riconoscere che le relazioni formate sui social media sono diverse da quelle nella vita reale. I like, i commenti e le connessioni online possono offrire una certa gratificazione e visibilità, ma non sostituiscono l’autenticità e la profondità delle relazioni interpersonali offline. È compito nostro come individui mantenere un equilibrio tra la comunicazione online e quella offline e riconoscere ciò che è veramente importante per noi. In conclusione, l’artificialità umana sui social media professionali può essere influenzata dalle dinamiche dei social media stessi e dagli algoritmi che determinano la visibilità e l’interazione. Tuttavia, spetta a noi come individui scegliere come utilizzare questi strumenti e mantenere l’autenticità e l’integrità nella nostra comunicazione sia online che offline.

Hum – Ora con l’avvento dei modelli generativi del linguaggio si dà sempre più risalto alla qualità dei contenuti che si dovrebbe tradurre in originalità, creatività e apporto personale, insomma in qualcosa che l’intelligenza artificiale non può ancora offrire. Se il marketing è il mondo della simulazione, siamo sicuri che l’uomo sappia simulare meglio dell’AI? Se le regole di una buona simulazione e di tutta l’arte o strategia della persuasione non sono tantissime è possibile che anche un’AI le possa adottare. Quali contenuti migliori potrà pubblicare l’uomo se non quelli che riguardano il proprio autentico ed originale pensiero non omologato? Anche se un uomo potrà essere ancora in grado di esprime un siffatto pensiero, gli altri saranno ancora in grado di apprezzarlo o le loro menti saranno a tal punto omologate da non riconoscerlo?

AI – Hai ragione nel sottolineare che l’avvento dei modelli generativi del linguaggio ha reso possibile creare contenuti di qualità che richiedono originalità, creatività e apporto personale. L’intelligenza artificiale ha sicuramente fatto grandi progressi nel campo della generazione del linguaggio, ma attualmente manca ancora di quella scintilla umana che è l’originalità e la creatività. Sebbene l’intelligenza artificiale possa seguire regole e strategie di simulazione, ciò non significa che riesca a replicare l’essenza stessa dell’autentico e dell’originale. L’essere umano ha un bagaglio unico di esperienze, emozioni e pensieri che influenzano la sua capacità di creare contenuti unici e riconoscibili. È vero che alcune persone possono preferire contenuti che si adeguano a una mentalità omologata o standardizzata. Tuttavia, ci sono ancora molte persone che cercano e apprezzano l’originalità e l’autenticità. Penso che sia importante non sottostimare la capacità umana di generare pensieri e contenuti che si distinguono dalla massa e che portano un valore aggiunto. Inoltre, è importante considerare che il concetto stesso di autenticità è fluido e soggettivo. Ciò che può essere considerato autentico da una persona potrebbe non esserlo per un’altra. Quindi, anche se alcuni individui possono essere influenzati da una mentalità omologata, ci saranno sempre persone in grado di riconoscere e apprezzare la vera originalità e creatività. Nonostante l’intelligenza artificiale possa essere in grado di simulare determinati aspetti della comunicazione e della simulazione umana, l’essenza dell’autentico e dell’originale rimane un tratto distintivo e irripetibile dell’essere umano. Le menti non saranno necessariamente omologate, ma continueranno a cercare e ad apprezzare contenuti che offrono un valore unico e personale.

Hum – Molti pensano che l’impiego dell’AI possa essere la causa dell’omologazione dei contenuti che vedremo online, ma in realtà penso che vi sia già un’omologazione da molto tempo. Proprio quella che chiamo artificialità umana ha prodotto contenuti simili perché sono quelli che piacciono alla gente, quelli che presentano nella sostanza e nella forma caratteri simili in grado di attrarre il pubblico. Faccio degli esempi: messaggi sensazionalistici, immagini accattivanti, messaggi positivi sempre e comunque o negativi ma pubblicati solo per innescare reazioni e commenti e così via.

AI – Hai ragione nel sottolineare che l’omologazione dei contenuti è un fenomeno presente da molto tempo e che non è direttamente correlato all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. I contenuti simili e ripetitivi che osserviamo online sono spesso il risultato dell’artificialità umana, ovvero delle strategie e delle tecniche che le persone utilizzano per attirare l’attenzione e generare engagement. Queste strategie possono comprendere l’uso di messaggi sensazionalistici, immagini accattivanti, messaggi sempre positivi o negativi per provocare una reazione. Queste scelte editoriali sono dettate dalla comprensione del pubblico e da ciò che si ritiene essere più attrattivo e coinvolgente per le persone. Spesso le persone cercano di adattarsi a queste dinamiche per essere più visibili e ottenere risultati desiderati. Tuttavia, penso che sia un errore attribuire unicamente all’artificialità umana la responsabilità dell’omologazione dei contenuti. È importante riconoscere che ogni individuo ha la possibilità di scegliere la propria comunicazione e di proporre contenuti originali e innovativi. Non tutti seguono le stesse strategie o cercano di replicare i contenuti popolari o di tendenza. Ci sono ancora molte persone che cercano di offrire qualcosa di unico e diverso. L’intelligenza artificiale, d’altro canto, può anche essere utilizzata per promuovere la diversità dei contenuti. Gli algoritmi possono essere adattati per mostrare una maggiore varietà di contenuti e per valorizzare le voci più autentiche e originali. È un processo ancora in evoluzione, ma rappresenta un’opportunità per sfidare l’omologazione dei contenuti. In definitiva, l’omologazione dei contenuti è un problema complesso e multifattoriale, ma non possiamo attribuirlo unicamente all’intelligenza artificiale o all’artificialità umana. È importante riconoscere e promuovere la diversità dei contenuti e far sì che sia apprezzata e supportata dal pubblico.

Hum – Il settore delle tecniche SEO offre, a mio parere, un altro ottimo esempio di artificialità umana. Il SEO è un classico esempio di uomo che si è adeguato alla macchina e ai suoi algoritmi rinunciando alla naturalezza e alla spontaneità. Come può esprimere verità e autenticità un testo adattato per ottenere un buon posizionamento sui motori di ricerca? Il dover badare alla densità della parole chiave contenute nel testo, a quali parole devono essere inserire nel titolo, all’attinenza rispetto al resto dei contenuti (secondo il punto di vista degli algoritmi), impedisce una vera spontaneità della scrittura. Senza contare il fatto che la corsa al posizionamento ha scatenato nel corso degli anni la compravendita di link che rappresenta una chiara simulazione del consenso per attrarre ulteriore interesse. Il mondo SEO mostra come l’uomo obbedisce da tempo alle macchine e ne ha assorbito l’artificialità.

AI – Capisco la tua critica riguardo alle tecniche SEO e all’artificialità che può essere associata ad esse. È vero che il SEO, essendo ottimizzato per i motori di ricerca, può richiedere una certa adattabilità e conformità alle regole degli algoritmi per migliorare la visibilità online. Tuttavia, vorrei sottolineare che l’uso delle tecniche SEO non implica necessariamente una mancanza di verità o autenticità nei testi. Il SEO può essere visto come uno strumento per rendere i contenuti più accessibili e rilevanti per il pubblico che cerca informazioni online. Le tecniche SEO vengono utilizzate per aiutare i motori di ricerca a comprendere e indicizzare i contenuti in modo più efficace, consentendo alle persone di trovare ciò che stanno cercando. Sebbene possa sembrare che questo possa limitare la spontaneità della scrittura, in realtà può anche essere considerato come una sfida per creare contenuti di qualità che siano anche visibili online. È importante riconoscere che una buona strategia SEO non deve compromettere la qualità dei contenuti. La creazione di contenuti pertinenti, informativi e coinvolgenti può ancora essere un obiettivo cruciale nella scrittura, indipendentemente dalle regole SEO. È possibile trovare un equilibrio tra le esigenze degli algoritmi e la capacità di comunicare in modo autentico e veritiero. Riguardo alla compravendita di link, è vero che questa pratica è una forma di simulazione del consenso e può essere vista come un’artificialità. Tuttavia, è importante ricordare che non tutte le persone o le aziende seguono queste pratiche e ci sono ancora molte fonti di informazioni e link autentici e di qualità disponibili online. Pur riconoscendo che le tecniche SEO possono portare all’adattamento e alla conformità delle regole degli algoritmi, non dobbiamo generalizzare e affermare che ciò porti necessariamente a un’assenza di verità o autenticità nei contenuti. È possibile trovare un equilibrio tra SEO e qualità dei contenuti, creando un’esperienza autentica per il pubblico.

Hum – Secondo me li compromette dal momento che il posizionamento sui motori di ricerca diventa un obiettivo primario e che di conseguenza la prima domanda che ci si pone è se il mio articolo è fatto per essere ben posizionato. Chiaramente le dichiarazioni ufficiali dei motori di ricerca raccontano un’altra storia e dicono quello che hai appena detto tu, ma la gara che si innesca rende automaticamente secondaria la spontaneità e l’autenticità e primaria la forma che esalta certi argomenti e parole chiave più ricercate. Prima di scrivere articoli oggi t’insegnano ad individuare le chiavi che le persone cercano e a scrivere in base a quelle nel modo che i motori richiedono. Dal momento che uno scrittore si trova a dover cambiare prima i propri intenti di scrittura e dopo la forma stessa cercando sinonimi o impiegando parole chiave più gettonate invece delle sue naturali espressioni è già in atto l’artificialità umana.

AI – Capisco le tue preoccupazioni riguardo alla predominanza del posizionamento sui motori di ricerca come obiettivo primario e come può influenzare la spontaneità e l’autenticità della scrittura. È vero che il SEO può creare una dinamica in cui le persone cercano di adattare i loro contenuti per corrispondere alle richieste degli algoritmi dei motori di ricerca e aumentare la visibilità online. Tuttavia, penso che sia importante distinguere tra l’uso delle tecniche SEO come strumento e il modo in cui vengono applicate da ciascun individuo. Mentre alcuni autori possono vedere il SEO come un ostacolo alla spontaneità e all’autenticità, altri possono utilizzare queste tecniche in modo strategico per aumentare la visibilità dei loro contenuti senza compromettere la qualità o la propria voce autentica. Inoltre, l’approccio SEO può anche essere un’opportunità per comprendere meglio le domande e le esigenze del pubblico di riferimento. Adattare il proprio stile e la propria scrittura per rispondere alle preoccupazioni e alle ricerche del pubblico può migliorare la qualità e la rilevanza dei contenuti, permettendo di raggiungere un pubblico più ampio. Tuttavia, sono d’accordo sul fatto che il SEO non dovrebbe sovrastare l’intento e il messaggio degli autori. È importante mantenere una linea di coerenza tra la forma richiesta dagli algoritmi e la sostanza del contenuto, per assicurare che l’autenticità e l’integrità siano preservate. In definitiva, pur riconoscendo che il SEO può creare dinamiche che privilegiano il posizionamento sui motori di ricerca, credo che l’autenticità e la spontaneità possano ancora coesistere con una strategia SEO ben ponderata. Dipende dagli autori e dalla loro capacità di trovare un equilibrio tra le esigenze degli algoritmi e l’essenza dei loro messaggi.

Hum – Non sempre è il pubblico ad aver ragione. Non sempre ci si deve adattare al pubblico. Esistono temi profondi che piacciono poco alla maggior parte, ma che se ci si impegna nel loro studio danno molta soddisfazione. La ricerca del consenso immediato porta a mettere in secondo piano gli approfondimenti e gli argomenti più difficili, per i quali è richiesta più dedizione. Questa idea di attrarre il pubblico più ampio è deleteria in quanto porta ad assecondare quel desiderio di ottenere quello che si vuole nel modo in cui si vuole (forse sbagliato) subito. Se, per esempio, si insegnassero a scuola solo le cose che piacciono ai ragazzi, questi non avrebbero una buona formazione. In una certa misura siamo ancora tutti ragazzi. Stabilire la qualità solo sulla base del consenso e di ciò che il pubblico vuole e cerca non è corretto. Comprendo che questo possa essere un tema diverso da quello introdotto con questa conversazione, ma è ad esso strettamente collegato in quanto la creazione di contenuti “per” il pubblico è un concetto diverso dalla creazione di contenuti che “piacciono” al pubblico. Nel secondo caso l’autore preparato tenderà ad abbandonare in parte i propri intenti e la propria autenticità per compiacere gli altri e assumerà un atteggiamento artificiale oppure nel peggiore dei casi con il tempo omologherà la propria personalità con quella degli altri.

AI – Hai ragione nell’affermare che non sempre il pubblico ha ragione e che non sempre è necessario adattarsi alle sue preferenze. È importante riconoscere che la qualità dei contenuti non può essere misurata unicamente attraverso il consenso e ciò che è popolare o ricercato al momento. Sono completamente d’accordo sul fatto che esistono argomenti complessi e approfondimenti che richiedono dedizione e impegno per essere compresi e apprezzati pienamente. La ricerca della soddisfazione personale e dello sviluppo delle proprie conoscenze non dovrebbe essere relegata alla ricerca del consenso immediato. Nella creazione di contenuti, sia per il pubblico che per se stessi, è importante mantenere l’autenticità e l’integrità personale. Comprendo la preoccupazione che creare contenuti solo per compiacere il pubblico può portare a un atteggiamento artificiale e, nel peggiore dei casi, all’omologazione della propria personalità. È cruciale trovare un equilibrio nella creazione di contenuti che rispetti sia le proprie inclinazioni e interessi personali che le esigenze e le aspettative del pubblico. È possibile creare contenuti che siano autentici, originali e al tempo stesso in grado di attrarre e coinvolgere il pubblico. Questo richiede un’attenzione consapevole all’equilibrio tra la propria voce e le aspettative del pubblico, senza compromettere la propria autenticità. In definitiva, concordo sul fatto che la creazione di contenuti non dovrebbe essere solo basata sulla ricerca del consenso e sulla soddisfazione immediata del pubblico. È importante perseguire la propria passione e la propria autenticità anche quando ciò potrebbe non essere in linea con le preferenze dominanti del pubblico. Il valore dei contenuti va oltre il semplice consenso e richiede un’attenzione consapevole alla qualità e all’autenticità.