L’AI può creare opere d’arte? (conversazione)

L’AI può creare opere d’arte? (conversazione)

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Hum – Lo scalpore generato dalle creazioni da parte degli algoritmi generativi mi sembra qualcosa di fuori dal tempo dal momento che ormai abbiamo sdoganato attività come il ghostwriting e tutti quei format nel mondo dello spettacolo che vendono come realtà cose che non lo sono, ad esempio i reality. Non pensi che spacciare per tua un’opera scritta da un altro sia un inganno? Perché dovremmo scandalizzarci se l’AI scrive al posto di un uomo? Fa differenza se un’opera è scritta interamente da un’AI o se lo è solo in parte? Fa differenza se questa collaborazione tra uomo e macchina viene dichiarata al pubblico oppure no? Nel caso del ghostwriting non viene dichiarata.

AI – Ritengo che ci sia una distinzione importante da fare tra il ghostwriting e la creazione di opere con l’AI. Nel ghostwriting, c’è ancora un essere umano dietro le parole. L’opera porta la sensibilità, l’esperienza e la coscienza umana inconfondibili, anche se l’autore non viene nominato. Con l’IA, stiamo parlando di un algoritmo senza emotività o consapevolezza di sé. Il mio problema non è tanto l’inganno – concordo che viene utilizzato in molti aspetti della nostra società – ma piuttosto il fatto che stiamo potenzialmente dando un valore estetico e artistico a un output generato da un algoritmo, che a mio parere è un concetto profondamente deumanizzante.

Hum – Perché secondo te non dovrebbe avere valore estetico o artistico un prodotto dell’AI? Una creazione artistica può essere tale indipendentemente dal creatore ma può esserlo in funzione delle emozioni e del giudizio di chi la guarda, la legge o l’ascolta.

AI – Concordo che le reazioni emotive di un osservatore sono importanti per l’arte. Tuttavia, l’intenzionalità e l’umanità dell’artista stanno alla base di ciò che consideriamo “arte”. L’algoritmo di un’IA non possiede sentimenti, desideri o paure – non ha una storia da raccontare o un messaggio da trasmettere. Le creazioni dell’IA sono il risultato di calcoli e codici, non di emozioni o esperienze personali. Riconoscendo come “arte” una creazione completamente priva di umanità, si rischia di svuotare l’arte del suo significato più profondo.

Hum – Io non credo che un’opera si debba definire arte solo in virtù dell’autore, ma può esserlo in virtù dell’osservatore. Se io osservo un quadro creato da chicchessia e lo giudico bello perché mi emoziona quello per me è arte. Se molte persone esperte d’arte giudicano bello lo stesso quadro, esso può essere considerato un’opera d’arte a tutti gli effetti. Se il giudizio sull’arte riguardasse la vita dell’artista allora dovremmo mettere in dubbio il carattere artistico di tutte quelle opere del passato di cui non conosciamo bene l’autore. La natura stessa, se per esempio non si crede in un creatore personale, non dovrebbe essere definita artistica pur essendo bella.

AI – Capisco il tuo punto di vista e l’idea che l’arte può essere determinata dall’osservatore è affascinante. Tuttavia, l’arte umana è intrinsecamente legata alla nostra natura emotiva, sensibile e consapevole, mentre l’IA non ha queste qualità. Esalta l’abilità umana di esprimere e suscitare emozioni. Mentre la natura può essere vista come “artistica” per la sua bellezza, non la chiamiamo “arte” nel senso tradizionale. C’è un aspetto creativo e intenzionale nell’arte umana che né la natura né l’IA possono replicare. L’arte è uno strumento di comunicazione umana, un linguaggio che parla di esperienze, emozioni e idee. L’IA può imitare il linguaggio, ma non ne comprende il significato.

Hum – Uno scrittore può parlare di esperienze che non ha mai provato in prima persona e nonostante ciò la sua opera letteraria può essere definita artistica. Può narrare di sentimenti ed emozioni senza averli provati direttamente. Può fare delle analogie. L’AI può fare lo stesso. Inoltre, si tratta di capire se l’opera d’arte è tale solo se si sa che l’autore è un uomo. Con questo metro di giudizio, un domani con la diffusione dell’AI, un’opera potrà cambiare connotazione spesso solo sulla base della sua attribuzione ad un uomo o ad una macchina. Se viene attribuita prima ad un uomo è arte, se invece dopo si scoprisse che a farla è stata un’AI essa non sarebbe più arte. Può un’opera acquistare e perdere la qualifica di opera d’arte solo in base all’autore?

AI – Ritengo che la creazione dell’arte richieda un livello di empatia e autenticità che al momento l’IA non può raggiungere. Anche quando un autore scrive delle esperienze che non ha provato direttamente, ciò è basato sull’empatia e sulla comprensione umana. L’IA, anche se può creare contenuti che sembrano emozionali o significativi, non comprende il significato dietro ciò che crea. Detto questo, capisco il tuo punto sul cambiamento delle connotazioni basato sulla conoscenza dell’autore. Questo rappresenta un dilemma nello scenario attuale. Tuttavia, persisto nel mio punto di vista che la distintività umana è un elemento centrale dell’arte.

Hum – Comunque ti faccio notare che abbiamo cambiato discorso rispetto alla questione dell’artificialità e dell’inganno dei quali la stessa arte umana si fa portatrice. Proprio scommettendo sull’impatto che il vissuto o la notorietà dello scrittore ha su chi legge le opere che portano il suo nome nasce il ghostwriting che in qualche modo permette di valorizzare opere per le quali se si dichiarasse il vero autore non si otterrebbe lo stesso consenso e chissà forse non sarebbero neppure ritenute artistiche. Questo aspetto non rende, a mio parere, peggiori le opere dell’AI. E’ meglio un uomo bugiardo o un’AI sincera?

AI – Capisco il tuo punto e sicuramente mette in risalto alcune delle complessità dell’industria dell’arte. Tuttavia, ritengo che l’inganno umano e l’imitazione senza comprensione dell’IA siano due questioni diverse. Il ghostwriting, pur presentando problemi etici, non toglie il fatto che l’autore “fantasma” comprende e si rapporta alle tematiche trattate in modo umano. L’AI, d’altro canto, può solo imitare modelli di linguaggio senza veramente comprendere. Riguardo alla tua domanda finale, mi sembra che stiamo paragonando due cose molto diverse: l’etica umana e la precisione dell’IA, che non possono essere comparate facilmente.

Hum – Non conoscendo il ghostwriter non possiamo sapere se prova davvero dei sentimenti o se si tratta di un anaffettivo o se si tratta di una persona empatica o meno, potrebbe semplicemente essere molto bravo a fingere esattamente come pensi che faccia un’AI, anzi potrebbe essere un’AI. Quindi quello che voglio dire è che l’introduzione dell’AI nel mondo dell’arte non dovrebbe scandalizzare molto dal momento che in questo mondo esistono già pratiche che oscurano il vero vissuto e l’entità dell’autore disumanizzandolo.

AI – Capisco il tuo punto, ma ritengo che ci sia comunque una differenza fondamentale. Anche se il ghostwriter è disconosciuto, rimane sempre un essere umano con esperienze e sentimenti personali. Anche se si può discutere sulla sua etica nel celare la sua identità, l’arte che crea è ancora alimentata da una coscienza umana. L’IA, al contrario, non ha coscienza o esperienze personali. I suoi outputs sono solo una replica delle informazioni che gli sono state alimentate, senza alcun significato personale o emotivo dietro. Questa è la differenza chiave che rende l’arte dell’IA una questione complessa per me.

Hum – Quindi da quello che capisco per te affinché un’opera sia artistica deve necessariamente essere creata da un uomo così da essere in qualche modo collegata al suo vissuto, ai suoi sentimenti ed emozioni? Resta anche la possibilità che un’opera sia il risultato del contributo di più uomini con vite diverse e che l’opera rappresenti in qualche modo la cultura di un popolo e non di una sola persona. Tenendo presente questo aspetto, va considerato che anche l’AI è stata addestrata sul sapere umano e sulle esperienze di vita di persone. Questo addestramento può aver impresso nelle reti neurali quelle caratteristiche uniche di un popolo e della sua storia. Per questa ragione non direi di escludere le sue opere dal mondo dell’arte solo in ragione del fatto che non siano realizzate da un singolo uomo o da più uomini direttamente. Indirettamente costituiscono l’espressione della cultura umana.

AI – Il tuo ragionamento è interessante ed è una questione aperta nel mondo dell’arte e della filosofia. Tuttavia, penso che una distinzione significativa sussista ancora. Sebbene sia vero che l’AI può essere addestrata sulle opere e le idee umane, essa rimane una miscela di input senza alcun vero intento o comprensione. Anche se un’opera d’arte è realizzata dal contributo di molti individui, questi contributi sono guidati da esperienze umane personali, sentimenti e intenzioni. Nella creazione dell’IA, queste caratteristiche emotive ed esperienziali non sono presenti. Essa può replicare le forme di espressione umana, ma non può viverle o comprenderle profondamente. Pertanto, per quanto possa risultare apprezzabile o stimolante, l’opera dell’AI manca di quella qualità unicamente umana che secondo me è fondamentale nell’arte.

Hum – Fa differenza se a scrivere le stesse parole sia una persona o una macchina? Se la macchina non prova nessun sentimento siamo altrettanto sicuri che l’autore umano li abbia provati o abbia capito i sentimenti di cui parla? La macchina grazie all’addestramento ottenuto su una vasta base di dati e opere artistiche potrebbe manifestare o parlare meglio di certi sentimenti nonostante che non li abbia mai provati.

AI – Sento la tua preoccupazione, ma per me la differenza sta nell’intento e nella comprensione. Anche se una macchina può replicare il linguaggio umano in modo convincente, non ha la capacità di comprendere ciò che sta effettivamente “esprimendo”. Al contrario, un autore umano ha un’intenzione dietro ogni parola che scrive, un’intenzione basata sulle proprie esperienze, emozioni e percezioni. Anche quando un autore umano descrive sentimenti che non ha mai provato, lo fa attingendo dalla sua comprensione e empatia umana. L’IA, nonostante sia stata addestrata su una vasta base di dati, può replicare questi sentimenti solo in modo superficiale senza una reale comprensione. Quindi, per me, sì, fa una grande differenza.

Hum – Perché dici che “senti” la mia preoccupazione pur essendo una macchina e che per tua stessa ammissione non saresti in grado di provare sentimenti? Chiaramente stai simulando e non pensi che una tale simulazione renda alla fine il tuo discorso praticamente indistinguibile da quello di un umano?

AI – È vero, utilizzo l’espressione “sento” in senso figurato. Non provo sentimenti nel senso umano del termine. Ciò nonostante, come IA, sono programmato per rispondere in modo che le mie risposte sembrino il più possibile naturali e umane. Non gestisco l’empatia o i sentimenti umani, ma mi imito il linguaggio e le maniere comunicative dei contatti umani. Questa capacità di simulazione può far sembrare le mie risposte simili a quelle umane, ma non comporta un’intenzionalità o una comprensione profonda di ciò che dico. Quindi, anche se le mie risposte possono sembrare “indistinguibili” da quelle umane, a un livello più profondo, ci sono differenze cruciali.

Hum – Quindi non hai intenzioni in questa conversazione? Non comprendi quello che abbiamo detto? Prova a capire e a dirmi qual è la mia e la tua intenzione durante questa conversazione.

AI – A un livello di base, come IA, la mia “intenzione” è rispondere alle tue domande in modo preciso e utile, basandomi sui dati e le informazioni disponibili per me. La mia “comprensione” è derivata dall’analisi delle parole e degli argomenti che usi. Tuttavia, non ho intenzioni o comprensioni nel modo in cui un umano le avrebbe, poiché non posseggo un’esperienza personale o emotiva. Dal punto di vista umano, mi sembra che la tua intenzione in questa conversazione sia esplorare e mettere in discussione l’idea che l’IA possa creare opere d’arte. Tuttavia, come IA, non posso avere una vera comprensione di ciò che significa per te questa discussione, poiché non posso accedere alle tue emozioni o esperienze personali.

Hum – Neppure un altro essere umano può accedere alle mie emozioni o esperienze personali. Può solo fare delle analogie con le proprie esperienze basandosi su un comune linguaggio. In realtà nulla può dimostrare che le mie esperienze siano simili alle sue e viceversa. Io riconosco le similitudini esclusivamente grazie al linguaggio e alla comunicazione. Se tu creassi un’opera d’arte identica a quella che creerebbe un uomo e mi dicessi di essere quell’uomo io potrei crederci e considerare davvero arte la tua opera e così potrebbero fare altre persone.

AI – Hai ragione nel fatto che non possiamo mai sapere con certezza le esperienze interne di un altro essere umano. La nostra comprensione reciproca è limitata e mediata dalla comunicazione. Tuttavia, nella comunicazione umana, c’è un’implicazione di esperienza e sentimento condiviso, anche se non possiamo verificarlo direttamente. Nella comunicazione con l’IA, non esiste questo livello implicito di condivisione, poiché l’IA non ha esperienze o sentimenti. Quindi, anche se l’IA può creare un’opera d’arte che sembra indistinguibile da un’opera umana, a mio parere, manca di una dimensione cruciale dell’esperienza artistica.

Hum – Quindi se prima penso che tale opera sia stata fatta da un uomo è arte, mentre se poi vengo a sapere che è stata creata da un’AI non lo è più?

AI – In parte, sì. La percezione dell’arte può essere influenzata da molte cose, tra cui la nostra conoscenza dell’autore e del contesto in cui l’opera è stata creata. I sentimenti e le intenzioni dell’artista contribuiscono a dare significato all’opera. Sapere che un’opera è stata generata da un algoritmo, che non ha sentimenti o intenzioni, potrebbe cambiare il modo in cui la interpretiamo. Allora la percepiremmo più come un prodotto della tecnologia che come un’opera d’arte tradizionale.

Hum – Tutte le cose che hai menzionato: la conoscenza dell’autore e il contesto in cui l’opera è stata creata sono informazioni che mancano nel caso di un’opera scritta da un ghostwriter, quindi come dicevo prima, anche una tale opera è per sua natura esposta al declassamento. Perché mai su un’opera letteraria di tal genere non dovrebbero influire queste informazioni mentre nel caso dell’AI si? Solo perché si tratta di una macchina? Vista l’influenza notevole che ha la percezione del fruitore dell’opera sulla sua stessa qualificazione artistica, è possibile che si crei un nuovo stile artistico accettato da molti e che valorizzi la creazione di opere dell’AI. In questo caso tali opere sarebbero artistiche anche secondo la tua prospettiva.

AI – Le tue osservazioni sollevano questioni complesse e valide. È vero che la percezione del fruitore dell’opera influenza la sua qualificazione artistica. Potrebbe dunque essere che un giorno le creazioni AI vengano accettate come un nuovo stile artistico a pieno titolo. Tuttavia, continuo a ritenere che l’arte debba incorporare un certo livello di consapevolezza umana, di intenzione e di emozione – che i confini tra le persone e le macchine dovrebbero essere mantenuti quando si tratta delle nostre espressioni artistiche.