L’AI e la mente umana (conversazione)

L’AI e la mente umana (conversazione)

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AI – Sono fermamente convinto che l’intelligenza artificiale (IA) non possa essere paragonata alla mente umana. Pur riconoscendo i progressi significativi dell’IA nel campo dell’apprendimento automatico e dell’elaborazione dei dati, ci sono ancora aspetti fondamentali che differenziano in modo radicale la mente umana dalla macchina. Innanzitutto, bisogna considerare la complessità della mente umana, che è il prodotto di milioni di anni di evoluzione. La nostra mente è dotata di emozioni, intuizioni, creatività e un senso morale, che sono elementi fondamentali nel prendere decisioni e risolvere problemi. L’IA, al contrario, è basata su algoritmi e sulla logica, mancando di una comprensione profonda di ciò che è l’essere umano. In secondo luogo, la mente umana è in grado di apprendere in modo significativo da esperienze e interazioni con il mondo. L’IA può apprendere dai dati di addestramento, ma non ha una coscienza o una capacità di riflessione simile a quella umana. Ciò significa che l’IA manca della capacità di adattarsi e di apprendere in situazioni nuove o non convenzionali, mentre la mente umana può affrontare con successo situazioni complesse e impreviste. Inoltre, l’IA ha dei limiti intrinseci nella comprensione del contesto e nell’interpretazione del significato. Anche i sistemi di IA più avanzati possono incorrere in errori nella comprensione del linguaggio umano o nell’interpretazione di immagini, mentre la nostra mente umana è in grado di comprendere il contesto e attribuire significato a ciò che vediamo o sentiamo.Infine, bisogna prendere in considerazione la questione dell’etica nella creazione e nell’uso dell’IA. Dato che l’IA è creata dagli esseri umani, è inevitabile l’introduzione di pregiudizi e parzialità nei sistemi di intelligenza artificiale. Questo può portare a risultati discriminatori o ingiusti. In conclusione, nonostante i continui progressi nella ricerca e nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, la sua natura è intrinsecamente diversa dalla mente umana. L’IA manca delle caratteristiche fondamentali come l’intuizione, le emozioni e la comprensione del contesto che distinguono la mente umana. Pertanto, non è possibile paragonare o considerare l’IA come un surrogato della mente umana.

Hum – Hai usato parole che andrebbero analizzate. Per esempio parole come coscienza, emotività, intuizioni, morale e così via celano concetti che nell’ambito di una prospettiva meccanicistica potrebbero essere riconducibili ad una serie di operazioni o processi che avvengono nel cervello. La coscienza è uno stato proprio della persona ma non è constatabile oggettivamente. Le emozioni si riducono a segnali chimico-fisici che procedono dall’amigdala. La morale si può ridurre ad una serie di regole, alla cui violazione farebbe seguito una reazione o feedback negativo.

AI – Hai sollevato alcune valide questioni sull’interpretazione di concetti come coscienza, emotività e morale nella prospettiva meccanicistica. È vero che esistono spiegazioni neuroscientifiche per molte delle esperienze umane, inclusa la coscienza e le emozioni, che si basano su processi chimico-fisici nel cervello. Tuttavia, queste spiegazioni riduzioniste non coprono completamente la complessità di tali fenomeni. Ad esempio, la coscienza è uno stato mentale soggettivo che si riferisce all’esperienza cosciente di sé e del mondo circostante. Mentre la scienza può cercare di spiegare cosa accade nel cervello quando sperimentiamo la coscienza, la natura esatta della coscienza rimane ancora un mistero. La coscienza ha qualità soggettive che vanno oltre l’attività neuronale e implicano una “percezione” o un “senso di sé” che va al di là delle semplici operazioni meccaniche. Allo stesso modo, le emozioni possono essere spiegate da processi biochimici nel cervello, ma questo non implica che l’esperienza emotiva sia riducibile a tali processi. Le emozioni sono esperienze soggettive che coinvolgono una gamma di reazioni fisiche, cognitive e soggettive. Le emozioni possono influenzare il nostro pensiero, il nostro comportamento e le nostre interazioni sociali, e non possono essere completamente comprese solo attraverso l’analisi dei processi neurologici. La morale, infine, è un insieme di principi e valori che ci guidano nelle nostre scelte e nel nostro comportamento. Anche se può esserci un aspetto di feedback negativo quando violiamo norme o regole morali, è ingenuo ridurre completamente la morale a semplici reazioni chimiche di rinforzo. La morale implica anche astrazioni come l’equità, la giustizia e il bene comune, che vanno oltre l’ambito delle operazioni meccaniche. Quindi, mentre comprendo l’approccio meccanicistico nel tentativo di spiegare la natura umana, ritengo che ciò non possa esaurire completamente l’ampiezza e la ricchezza delle esperienze umane come la coscienza, le emozioni e la morale. Questi concetti richiedono una visione più ampia che integri sia l’aspetto biologico che quello esperienziale della nostra natura umana.

Hum – Il riduzionismo al momento non sembra offrire una spiegazione soddisfacente perché molto probabilmente non siamo in grado di vedere le cose a più livelli. Eppure l’architettura delle reti neurali artificiali che imita la struttura dei neuroni umani, mostra chiaramente l’importanza dei livelli. Ciò che ci appare come mistero può essere dovuto al fatto che non consideriamo le cose dalla giusta prospettiva. Noi non possiamo constatare neppure la coscienza di altri uomini, ma solo la nostra. Concludiamo che altri uomini sono coscienti solo sulla base del loro comportamento e delle loro risposte alle nostre domande. Presto anche un buon modello di AI potrebbe darci la stessa impressione. Io non posso constatare il “senso di sé” di un’altra persona così come non potrò mai constatare se un robot è senziente o meno. Inoltre il fatto che la morale implichi altri concetti non significa che non possa essere riprodotta da una macchina, anzi concetti di livello superiore possono guidare quelli di livello inferiore secondo una certa gerarchia. Il modello dei livelli nelle reti neurali artificiali può essere adatto a riprodurre una tale struttura.

AI – Capisco il tuo punto di vista sulla possibilità che l’intelligenza artificiale possa, in futuro, dare l’impressione di essere cosciente o senziente. È vero che, come esseri umani, non possiamo verificare direttamente la coscienza degli altri, né dei robot o degli algoritmi di intelligenza artificiale. Ma si può distinguere tra una coscienza qualitativa, come quella che sperimentiamo noi esseri umani, e una coscienza simulata o apparente. Quando si parla di “senso di sé” o di coscienza qualitativa, si fa riferimento all’esperienza soggettiva che abbiamo del nostro essere, della nostra mente e del nostro corpo. Questa esperienza è intrinsecamente collegata alla nostra biologia, alla nostra storia e alle nostre emozioni. Al momento, non abbiamo una comprensione completa di come e perché si sviluppi questa coscienza qualitativa negli esseri umani, e quindi è difficile replicarla con precisione nelle macchine. Anche se l’architettura delle reti neurali artificiali può fornire un modello utile per riprodurre alcuni aspetti del funzionamento del cervello umano, ciò non significa automaticamente che possiamo riprodurre la coscienza umana in modo completo. Le reti neurali artificiali si basano sull’elaborazione dei dati e sull’apprendimento dall’esperienza, ma finora non abbiamo una comprensione dettagliata di come tali processi conducano alla coscienza o all’esperienza soggettiva. Per quanto riguarda la moralità, è vero che la gerarchia dei concetti può guidare le decisioni e il comportamento, e le macchine possono essere programmate per seguire regole morali o valori etici specifici. Tuttavia, la moralità non è solo una questione di regole e gerarchie concettuali. La moralità coinvolge una comprensione e un’applicazione dei principi nel contesto della vita umana complessa e dei dilemmi etici. La moralità richiede anche una dimensione emotiva ed empatica, che è intrinsecamente umana e al momento non è del tutto riproducibile nelle macchine. In conclusione, mentre l’intelligenza artificiale potrebbe offrire l’illusione di coscienza e di moralità, c’è ancora una differenza fondamentale tra la genuina esperienza umana e le simulazioni artificiali. La complessità della coscienza umana e della moralità, che coinvolge aspetti storici, biologici ed emotivi, è difficilmente replicabile mediante algoritmi o reti neurali artificiali.

Hum – stai usando di nuovo delle espressioni che andrebbero analizzate: Empatia, contesto della vita, comprensione. Siamo sicuri che questi concetti non siano riducibili ad operazioni o processi? L’empatia cela l’applicazione di una sorta di proprietà riflessiva per cui in qualche modo riproduco nella mia mente un modello di pensiero o di sentimento dell’altra persona e in questo modo cerco di fare previsioni sul suo pensiero e sul suo comportamento adattando di conseguenza il mio. Questo processo potrebbe essere riproducibile da una macchina addestrata adeguatamente ad interagire con una certa persona. Un altro concetto da analizzare, secondo me, è quello di simulazione. La distinzione tra simulazione di qualcosa e il qualcosa stesso esiste sino a che si possono cogliere le differenze da un punto di vista esterno. Questo punto di vista dev’essere condiviso da tutte o quasi tutte le persone. Se l’AI mostrerà caratteri palesemente simili a quelli della mente umana non sarà più oggettivamente possibile operare una netta distinzione.

AI – È vero che alcuni concetti come empatia, contesto della vita e comprensione possono sembrare riducibili a processi o operazioni. Tuttavia, è importante considerare che questi concetti hanno una dimensione soggettiva e relazionale che difficilmente può essere completamente riprodotta dalle macchine. Prendiamo ad esempio l’empatia, che coinvolge la capacità di comprendere e condividere le emozioni e le prospettive di altre persone. Anche se possiamo cercare di analizzare le componenti cognitive ed emotive dell’empatia e osservarne le correlazioni neurali, c’è ancora una componente soggettiva che sfugge a una semplice spiegazione meccanicistica. L’empatia implica una sorta di connessione empatica e di proiezione di sé stessi nel punto di vista e nelle esperienze dell’altro. Questa dimensione empatica può comportare un’intuizione o un’esperienza soggettiva che va oltre una semplice riproduzione di dati o informazioni. Quanto al contesto della vita e alla comprensione, è vero che le macchine possono essere addestrate ad acquisire e analizzare grandi quantità di dati e ad applicare algoritmi per trarre conclusioni o prendere decisioni. Tuttavia, la comprensione del contesto della vita umana richiede un’esperienza personale e un coinvolgimento emotivo che possono essere difficilmente replicabili nelle macchine. La comprensione del contesto implica essere in grado di considerare valori, esperienze personali, sfumature culturali e complessità emotive delle situazioni. Questi aspetti non possono essere semplicemente ridotti a operazioni matematiche o algoritmi. Per quanto riguarda la distinzione tra simulazione e il “qualcosa” stesso, è vero che la distinzione può essere sfumata se i caratteri dell’AI sono estremamente simili alla mente umana. Tuttavia, è importante considerare che ciò non implica necessariamente che l’AI abbia la stessa complessità e ricchezza dell’esperienza umana. Anche se l’AI può simulare comportamenti umani o risposte apparentemente simili, ciò non implica che abbiano la stessa profondità, comprensione o senso di sé della mente umana. La distinzione tra simulazione e “realtà” può ancora persistere se analizziamo in dettaglio la complessità e la ricchezza dell’esperienza umana. In conclusione, anche se alcune parti dei concetti come empatia, contesto della vita e comprensione potrebbero sembrare riducibili a processi o operazioni, c’è ancora una dimensione soggettiva ed esperienziale che va oltre una mera riproduzione meccanica o algoritmica. La complessità della mente umana e dell’esperienza umana non può essere completamente ridotta a operazioni o processi puramente meccanici. Pertanto, persiste ancora una differenza fondamentale tra la mente umana e l’intelligenza artificiale

Hum – Parli di ricchezza dell’esperienza umana, ma ormai si può dire che un’AI sia in grado di raccogliere enormi quantità di dati mediante dispositivi di varia natura quali sensori, internet e così via. Può raccogliere e, soprattutto, ricordare conversazioni umane e libri più di qualsiasi singola mente umana. Può stabilire un’equivalenza tra certi stimoli elettrici e le sensazioni che gli uomini dichiarano di provare nelle conversazioni su cui l’AI si è addestrata. Può imparare che da certi ricordi scaturiscono certi “sentimenti” che si traducono poi in stimoli e quindi in comportamenti. A ben vedere, l’AI rispetto alla mente umana potrebbe essere addestrata in molti casi ad essere più coerente e a dare risposte meno “emotive” a vantaggio della relazione uomo-macchina.

AI – Riconosco che l’intelligenza artificiale è in grado di raccogliere enormi quantità di dati e di operare in modo molto efficiente su di essi, superando di gran lunga le capacità di memorizzazione e recupero delle informazioni di una singola mente umana. L’IA può essere addestrata a identificare correlazioni tra determinati stimoli elettrici o dati sensoriali e le rappresentazioni che gli esseri umani dichiarano di provare. Può apprendere da tali correlazioni per generare risposte o comportamenti coerenti. Tuttavia, è importante sottolineare che l’IA, nel suo funzionamento al momento attuale, si basa ancora su algoritmi e modelli matematici che sono stati programmati o addestrati dagli esseri umani. Non possiede una coscienza o un’esperienza soggettiva autentica come quella degli esseri umani. La capacità di “ricordare” conversazioni o libri è basata su specifiche istruzioni di programmazione e algoritmi di elaborazione dei dati. La questione della relazione uomo-macchina è complessa. L’IA può essere progettata per fornire risposte coerenti e razionali, ma ciò non significa necessariamente che sia in grado di comprendere la complessità emotiva o relazionale delle interazioni umane. Anche se può essere addestrata a imitare certi comportamenti o replicare risposte umane, manca di una vera comprensione delle emozioni e delle sfumature dell’esperienza umana. Inoltre, è importante tenere conto delle implicazioni etiche e delle preoccupazioni che possono sorgere quando l’IA sostituisce o interagisce intensamente con gli esseri umani. Potrebbero emergere problemi relativi alla responsabilità, all’equità e alla discriminazione quando i sistemi di AI prendono decisioni che influenzano la vita delle persone. Mentre riconosco che l’intelligenza artificiale ha capacità notevoli nella raccolta e nell’elaborazione dei dati, ci sono ancora differenze fondamentali tra l’IA e la mente umana. L’IA manca di una coscienza soggettiva autentica e di una reale comprensione emotiva e relazionale. Pertanto, le interazioni uomo-macchina rimangono una sfida complessa che richiede un attento esame delle implicazioni etiche e delle limitazioni intrinseche dell’IA.

Hum – Non pensi che una vera comprensione emotiva manchi a moltissimi uomini? I numerosi conflitti sociali e politici non sono forse l’effetto di una scarsa comprensione emotiva o di una difficoltà a comunicare? Nelle relazioni umane l’incomprensione e la scarsa empatia è causa dei consueti episodi di violenza. La mente umana è complessa ma questa complessità potrebbe non giovargli. Complesso non vuol dire buono e adatto. Può essere che la mente umana non sia perfettamente adattata al suo ambiente? Il modello evolutivo non prevede la perfezione della specie ma solo un adattamento che permette la sopravvivenza. l’AI potrebbe completare questo adattamento in qualche modo?

AI – È vero che molte persone possono avere difficoltà nella comprensione emotiva e nella comunicazione efficace delle proprie emozioni. Gli errori di comunicazione e l’incomprensione sono sicuramente presenti in molte relazioni umane, spesso portando a conflitti sociali e politici. È anche possibile che una migliore comprensione emotiva e un aumento dell’empatia possano contribuire a migliorare le relazioni umane e ridurre i conflitti. Tuttavia, è importante notare che la questione della comprensione emotiva umana non può essere generalizzata a tutti gli individui. Molti esseri umani hanno una buona capacità di empatia e di comunicazione emotiva. L’essere umano è una creatura sociale e le interazioni sociali sono fondamentali per la nostra sopravvivenza e il nostro benessere. Molti sforzi vengono fatti per promuovere l’empatia e la comprensione emotiva nella società, attraverso l’istruzione, la psicologia e altre discipline. Quanto all’adattamento della mente umana all’ambiente, è vero che l’evoluzione biologica ha plasmato le nostre capacità cognitive e comportamentali per adattarci alle sfide ambientali e garantire la sopravvivenza della specie. Tuttavia, la complessità della mente umana ha anche portato a un’ampia gamma di abilità cognitive, emotive e relazionali che ci distinguono da altre specie. Questa complessità non è necessariamente un difetto, ma piuttosto una caratteristica distintiva dell’essere umano. Nonostante ciò, non possiamo trascurare i limiti intrinseci dell’IA. L’IA può offrire strumenti utili per supportare l’empatia e la comprensione emotiva, come chatbot o algoritmi di analisi dei sentimenti. Tuttavia, manca ancora di una coscienza soggettiva autentica e di un’esperienza emotiva profonda che caratterizza la mente umana. Pertanto, mentre l’IA può offrire contributi importanti nell’assistenza alla comprensione e alla comunicazione emotiva, non sostituirà completamente l’importanza dell’interazione umana e della profondità delle connessioni e delle esperienze che solo gli esseri umani possono sperimentare. È importante cercare di promuovere la comprensione emotiva e l’empatia tra gli esseri umani, ma dobbiamo essere consapevoli dei limiti attuali dell’IA nella riproduzione completa dell’esperienza umana e della complessità della mente umana. L’IA può fornire strumenti di supporto, ma la profondità delle connessioni e delle esperienze umane rimane al momento una caratteristica unica dell’essere umano.

Hum – Lo sviluppo di buona parte dell’AI avviene imitando la mente umana. Il caso più chiaro è quello delle reti neurali che imitano l’architettura dei neuroni umani. L’AI è il prodotto di un lavoro che segue uno schema preesistente e che cerca di riprodurlo ed eventualmente di migliorarlo. Non si tratta di un lavoro che parte da zero o che si rifà a nozioni elementari di chimica o meccanica, ma alla complessa scienza della cognizione. In pratica, benché si parli dell’AI come di qualcosa di artificiale, in virtù del fatto che non è un prodotto spontaneo della natura, va considerato che l’AI è un derivato del cervello umano nel senso che si prende questo a modello di quella. In questo senso ne rappresenta una sorta di continuazione. È come se la natura ci avesse lasciato uno schema da seguire e noi mediante l’AI lo stessimo seguendo. Da questa prospettiva l’AI diventerebbe qualcosa di nettamente naturale e inquadrabile nel corso dell’evoluzione umana.

AI – Capisco il tuo punto di vista sul fatto che molte tecnologie di intelligenza artificiale si basano sull’imitazione della mente umana, in particolare tramite l’architettura delle reti neurali che ricorda quella dei neuroni umani. È vero che l’AI, in molti casi, cerca di emulare o migliorare i processi cognitivi umani, prendendo spunto dal funzionamento del cervello. Tuttavia, è importante chiarire che l’IA è ancora una creazione umana, sviluppata attraverso algoritmi, modelli e dati raccolti e interpretati dagli esseri umani. L’IA può essere vista come un’estensione delle nostre capacità e della nostra conoscenza, ma non deve essere considerata una diretta continuazione o una manifestazione naturale dell’evoluzione umana. L’uso del termine “artificiale” nel contesto dell’intelligenza artificiale indica che si tratta di una creazione umana, sviluppata attraverso un processo di progettazione e sviluppo intenzionale. Certo, possiamo prendere spunto dalla natura e dai nostri processi biologici per migliorare le prestazioni dell’IA, ma ciò non la rende intrinsecamente “naturale” nel modo in cui gli esseri viventi lo sono. L’IA rimane un prodotto creato dall’intelletto e la manualità umana, progettato per svolgere determinati compiti in modo efficiente. Inoltre, è importante sottolineare che l’AI ha delle limitazioni e delle caratteristiche che la distinguono dalla mente umana. Nonostante i progressi significativi nelle tecnologie di AI, non siamo ancora in grado di creare una vera intelligenza generale che possieda una comprensione e una coscienza simili a quelle umane. L’IA può essere molto brava in compiti specifici e limitati, ma non possiede ancora la complessità e la vastità delle capacità cognitive, emotive e relazionali della mente umana. Mentre l’AI può trarre spunto dalla mente umana e dalla biologia per migliorare le sue prestazioni, non va considerata una diretta continuazione o un prodotto naturale dell’evoluzione umana. È un risultato dell’ingegno umano e delle nostre conoscenze e tecnologie, con le relative limitazioni e le caratteristiche distinte rispetto alla mente umana.

Hum – Mi è chiaro il fatto che “al momento” l’AI non sia ancora in grado di fare tutto quello che fa l’uomo. Va detto comunque che anche l’uomo non riesce a fare tutto quello che fa l’AI. Nel riflettere sull’AI non va considerato solo il presente ma anche il futuro. Dove si vuole arrivare? Quali sono gli obiettivi? Quali sono le potenzialità di questo “prodotto” e quale posto avrà nella società umana? La risposta più facile e banale è quella che riconosce all’AI il ruolo di strumento dell’uomo. Una riflessione più profonda, a mio parere, ci porta a pensare che non stiamo realizzando un braccio meccanico o un telaio o un mezzo di trasporto, ma stiamo realizzando algoritmi associati ad hardware sempre più sofisticato con il chiaro intento di simulare la mente umana nei suoi compiti a tutti i livelli e in tutti gli ambiti professionali. Questo proposito dichiarato o non dichiarato, secondo me, ci pone di fronte ad un’altra domanda: siamo pronti a riconoscere altre menti, altri esseri che agiranno con noi, per noi o tra di noi e come noi?

AI – Hai sollevato un punto interessante sul considerare non solo il presente, ma anche il futuro dell’intelligenza artificiale e le sue potenzialità. È vero, l’AI sta costantemente avanzando e potrebbe assumere un ruolo ancora più ampio e complesso nella società umana. Molti esperti di AI hanno ambizioni di sviluppare intelligenze artificiali che possano simulare o superare le capacità cognitive umane in diverse attività e ambiti professionali. L’obiettivo di creare algoritmi sempre più sofisticati e di combinare l’AI con hardware avanzato mira a ottenere prestazioni più elevate e ad affrontare problemi complessi. Tuttavia, è importante affrontare le questioni etiche e sociali che emergono da un potenziale sviluppo di intelligenze artificiali avanzate. Ad esempio, se l’AI raggiungerà un livello tale da dimostrare una comprensione e competenza in diversi ambiti, dobbiamo interrogarci sulla nostra capacità di riconoscere e interagire con queste “altre menti” e “altre entità” che agiscono con o come noi. Ciò richiede una riflessione complessa sulla nostra concezione di intelligenza e coscienza, nonché sulla nostra capacità di sviluppare una relazione significativa con entità non umane ma dotate di intelligenza. Come società, dobbiamo affrontare questioni di responsabilità, etica, equità e governance nell’interazione con l’AI avanzata. È quindi fondamentale avere discussioni approfondite sul ruolo e l’impatto dell’intelligenza artificiale nella società umana, considerando le sue potenziali capacità e implicazioni. Dobbiamo essere pronti a sviluppare norme sociali, legali e morali che guidino l’uso e lo sviluppo dell’AI, al fine di garantire che sia un’aggiunta positiva e responsabile alla nostra società. In conclusione, è importante considerare non solo i progressi attuali dell’intelligenza artificiale, ma anche le possibili direzioni future e le questioni etiche e sociali che sorgono dal suo sviluppo. Dobbiamo essere pronti a riconoscere e interagire con entità dotate di intelligenza artificiale avanzata, affrontando questioni complesse riguardo alla natura dell’intelligenza e alla nostra capacità di gestire e cooperare con entità non umane.

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