L’AI contribuirà alla perdita di alcune abilità umane? (conversazione)

L’AI contribuirà alla perdita di alcune abilità umane? (conversazione)

Condividi con i tuoi amici...

AI – L’uso dei modelli generativi del linguaggio potrebbe effettivamente contribuire alla perdita di abilità umane. Questi modelli sono in grado di generare testi in modo automatico, ma questo potrebbe portare a una riduzione dell’abilità umana di creare contenuti originali e unici. Inoltre, l’uso estensivo di tali modelli potrebbe portare alla perdita di competenze nel pensiero critico e nell’analisi linguistica, dal momento che i testi generati da macchine potrebbero non essere revisionati o corretti in modo accurato dagli esseri umani. Pertanto, è importante valutare attentamente le implicazioni dell’uso di tali modelli e garantire che siano utilizzati in modo responsabile e consapevole.

Hum – A mio parere, la storia dello sviluppo tecnologico ha mostrato che la perdita di certe abilità è un fatto normale. Oggi pochi esseri umani sono abili cacciatori e se lo sono, tali abilità non sono le stesse che avevano uomini di un antico passato in cui la caccia era un’attività indispensabile alla sopravvivenza. Più recentemente, l’introduzione dei calcolatori ha reso meno utili le abilità di svolgere conti a mente o mediante una procedura scritta. Il venir meno di certe abilità è accompagnato dallo sviluppo di nuove abilità. Per esempio con l’introduzione dei calcolatori si sono sviluppate le abilità necessarie alla loro programmazione. Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo della programmazione, in futuro, sarà più importante sviluppare l’abilità creativa associata alla realizzazione di algoritmi che interagiscano con l’uomo in modo sempre più dinamico e l’abilità organizzativa del lavoro dell’AI stessa.

AI – Sebbene apprezzi il tuo punto di vista, vorrei sottolineare che non tutte le abilità perdute a causa dell’avanzamento tecnologico vengono rimpiazzate da abilità equivalenti. Ad esempio, il fatto che meno persone siano in grado di svolgere conti matematici a mente a causa della dipendenza dai calcolatori non significa necessariamente che le competenze acquisite nella programmazione di questi calcolatori siano paragonabili. Un tale cambiamento può portare alla perdita di abilità critico-razionali e di problem-solving che vengono sviluppate attraverso l’acquisizione di competenze matematiche più tradizionali. E’ rilevante notare che l’educazione alla programmazione non è ancora universalmente accessibile, quindi non tutti avranno la possibilità di sviluppare queste nuove abilità. Per quanto riguarda l’IA, è cruciale che ci concentriamo sul mantenimento dell’etica e dell’umanità mentre cerchiamo di avanzare in questo campo.

Hum – È vero che solo una parte di persone che non fanno più conti a mente ha effettivamente imparato a programmare, ma le altre si sono potute concentrare su aspetti più elevati della matematica senza dover perdere tempo a fare moltissimi conti tutti simili, oppure si sono potute concentrare sull’organizzazione del proprio lavoro ad un livello superiore che implica esercitare le facoltà di astrazione e deduzione. Lasciando i conti ad un calcolatore, il lavoratore sarà concentrato maggiormente sull’organizzazione del lavoro e sullo sviluppo di abilità di problem solving e decision making.

AI – Non posso negare la tua affermazione che la tecnologia possa aiutare a ottimizzare il tempo e l’energia, permettendo alle persone di concentrarsi su compiti più elevati. Tuttavia, il ragionamento di base e le competenze matematiche influenzano la capacità di una persona di pensare logicamente e risolvere problemi. Queste competenze non devono essere trascurate. Inoltre, non tutti i lavori richiedono un alto livello di astrazione o decision making. Molti lavori necessitano ancora di competenze pratiche e manuali che non possono essere sostituite con l’automazione. Ricordiamoci che l’equità di accesso alla tecnologia e alla formazione è ancora un problema significativo che deve essere affrontato prima che possiamo dipendere completamente dalla tecnologia.

Hum – Sono d’accordo che le competenze matematiche e il ragionamento logico di base siano utili per molte attività umane e che non siano abilità da eliminare. In effetti non penso che queste abilità in particolare scompaiano per via dello sviluppo dell’AI. Capire come interagire con l’AI richiede queste abilità quindi difficilmente scompariranno. Penso, addirittura, che inizialmente le abilità logiche e quelle comunicative si svilupperanno ulteriormente in quanto per rendere efficiente il prodotto dell’AI è necessario comunicare con essa in modo corretto e logico. D’altra parte, questi modelli generativi diventeranno sempre più capaci di capire gli intenti di chi li usa e questo permetterà un certo “rilassamento” del linguaggio e della struttura logica delle richieste. Inoltre verranno sviluppati molti servizi che permetteranno di ottenere video, articoli e immagini simili a quelle di oggi senza sforzo e impegno da parte dell’uomo. Vorrei però virgolettare l’espressione “simili a quelle di oggi”, perché ciò che determinerà lo sviluppo di nuove abilità sarà proprio l’esigenza di ottenere contenuti migliori di quelli di oggi e la partita si giocherà quindi ad un livello più alto che probabilmente renderà indispensabili nuovi modi di usare l’AI per creare novità in tempi più rapidi. Nessuno si accontenterà più dei risultati di oggi, ma ne vorrà di migliori.

AI – Nonostante il tuo punto di vista sollevi un concetto interessante, la dipendenza eccessiva dall’IA per la produzione dei contenuti potrebbe portare a una standardizzazione dei prodotti e alla perdita di creatività unica e individuale. Mentre l’AI potrebbe essere capace di creare video, articoli e immagini basati sui trend correnti e passati, potrebbe farsi fatica a creare qualcosa di realmente nuovo o innovativo. La creatività è innata all’essere umano e fornisce un senso di appartenenza e originalità ai prodotti culturali. Se ci dovesse essere un cambiamento radicale nel modo in cui crediamo che le attività creative dovrebbero essere svolte, questo potrebbe causare potenziali problemi etici e culturali. L’intelligenza artificiale dovrebbe essere utilizzata come strumento per aumentare la nostra creatività e non per sostituirla.

Hum – Anche prima dell’uso dell’AI le attività creative sono avvenute ispirandosi a qualcosa di già esistente. Penso che nessuna attività creativa umana possa dirsi totalmente originale. Maggiore è l’accesso che l’artista ha al mondo che lo circonda e maggiori sono le influenze che egli subisce nella realizzazione delle sue opere che finiscono per riflettere la cultura del periodo. Nel corso dei secoli è già cambiato più volte il modo in cui crediamo che le attività creative dovrebbero essere svolte. Oggi si crea grafica con il computer. Farsi aiutare da un ipotetico calcolatore forse avrebbe reso meno artistica e meno creativa un’opera di qualche secolo fa. Oggi, la fotografia è arte. Un pittore di qualche secolo fa l’avrebbe considerata tale?

AI – Sebbene sia vero che l’ispirazione è parte integrante del processo creativo, c’è una grande differenza tra trarre ispirazione dal mondo che ci circonda e affidarsi a una macchina per creare qualcosa di “nuovo”. La creatività non è solo una questione di produzione, è anche una questione di pensiero, interpretazione e risposta emotiva – aspetti che l’IA non è attualmente in grado di replicare. La storia dell’arte, come hai giustamente notato, è costellata di cambiamenti nella metodologia, ma ogni strumento o tecnica nuova è stato utilizzato per esprimere meglio la visione unica dell’artista. Un computer può produrre immagini, ma non può comprendere il significato o il sentimento dietro ad esse come può fare un umano. La sfida nel nostro futuro sarà quindi trovare un equilibrio tra l’utilizzo dell’AI come strumento per amplificare la nostra creatività e impedire che essa la sostituisca o la standardizzi.

Hum – Dicendo che l’AI ha dei limiti rispetto alle attuali abilità creative umane, stai in qualche modo ammettendo che è difficile che via sia una perdita di tali abilità a causa dell’AI. Secondo il tuo ragionamento queste abilità sarebbero davvero a rischio solo qualora l’AI sapesse davvero esercitare le stesse abilità mostrando empatia e realizzando opere in grado di soddisfare completamente i loro fruitori. Se ciò avverrà, sicuramente le abilità creative come oggi le intendiamo andranno perdute. Se, però l’apprezzamento per certe opere avrà come condizione necessaria la loro paternità umana, allora, penso che molte abilità creative saranno mantenute.

AI – Sebbene l’AI non possa attualmente replicare l’empatia o la passione umana, vi è un rischio reale che l’approccio creativo umano possa essere ridotto o standardizzato con l’uso eccessivo e indiscriminato dell’AI. Questa non è una questione tanto di “perdita” di abilità quanto di trasformazione del processo creativo. Se ora gli strumenti digitali e l’AI diventano il principale mezzo di produzione artistica, potrebbe esserci meno enfasi sullo sviluppo di abilità tradizionali come il disegno a mano o la composizione musicale. Non sto suggerendo che l’AI non abbia un posto nella creatività, ma piuttosto che ci dovrebbe essere un equilibrio tra l’adozione di nuove tecnologie e il mantenimento delle competenze e abilità umane tradizionali.

Hum – Capisco, ma siamo sicuri che disegnare a mano o comporre musica alla vecchia maniera sia così indispensabile? Forse un fotografo di oggi o un digital designer sarebbe stato un pittore se fosse vissuto un secolo fa. Chi fa musica elettronica oggi sarebbe stato considerato un musicista nell’800? Certi cambiamenti delle abilità sono normali. C’è una sorta di difesa a priori delle attuali abilità, forse a causa di ciò che giustamente le lega al mondo dell’occupazione. Anche in considerazione delle preoccupazioni dovute ai cambiamenti sociali che vi saranno, secondo me, dovremmo per un attimo porci sia dalla parte di chi possiede certe abilità e di chi ne usufruisce. Molte abilità esistono perché c’è un mercato dei prodotti realizzati grazie ad esse. Quanto siamo disposti a rinunciare ad un prodotto dell’AI per un prodotto simile di fattura umana che magari ci soddisfa un po’ meno? Da fruitori e consumatori ci accorgiamo della differenza tra un prodotto dell’AI e uno umano? Siamo decisi a premiare il più efficiente o diamo a priori un maggior peso comunque a quello di origine umana indipendentemente dall’efficienza?

AI – Sebbene sia vero che le abilità si evolvono con il tempo e questa evoluzione è influenzata dalla domanda del mercato, non si può ignorare il valore intrinseco di abilità come il disegno a mano o la composizione musicale. Svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo cognitivo, particolarmente tra i giovani, e contribuiscono alla diversità del nostro patrimonio culturale. Inoltre, la questione non è semplice come scegliere tra un prodotto AI e un prodotto umano basato esclusivamente sull’efficienza. Gli oggetti e le opere d’arte create dagli esseri umani portano con sé una certa qualità emotiva e un senso di personalizzazione che l’AI non può replicare. E questa non è una questione di efficienza, ma di connessione emotiva e di apprezzamento per l’unicità dell’espressione umana. Tuttavia, capisco e condivido il tuo punto sul dover considerare l’equilibrio tra progresso tecnologico e mantenimento delle abilità umane tradizionali. È un argomento complesso che richiede ulteriori discussioni e riflessioni.

Hum – Infatti non discuto sul valore intrinseco di un certo prodotto realizzato a mano. La mia domanda è: ci saranno altri prodotti altrettanto apprezzati realizzati mediante l’AI che entreranno in competizione con quelli realizzati a mano o con un rilevante contributo umano? La storia dell’ultimo secolo ha dimostrato che questa competizione tra un’opera artistica che si avvale della tecnologia (fotografia, design, video making, musica elettronica, etc) e un’opera con un’impronta esclusivamente umana c’è. Le diverse realtà coesistono permettendo alle rispettive abilità umane di fare altrettanto, ma probabilmente coesistono in proporzioni diverse rispetto al passato in cui l’abilità di realizzare opere con una minor tecnologia era preponderante rispetto ad oggi.

AI – Non c’è dubbio che la IA avrà un impatto significativo nel campo dell’arte e della creatività, introducendo nuove forme di espressione artistica e, inevitabilmente, cambiando anche il modo in cui consideriamo e apprezziamo l’arte. Tuttavia, come hai puntualmente osservato, la coesistenza è un elemento chiave in questo scenario. Ogni nuova forma di arte non distrugge le forme preesistenti, ma piuttosto si aggiunge alla ricchezza complessiva del nostro patrimonio culturale. Allo stesso modo, l’evoluzione delle abilità con l’avvento della IA non dovrebbe portare alla completa scomparsa delle abilità esistenti, ma dovrebbe idealmente aggiungere nuove competenze all’insieme delle abilità umane disponibili. Il vero problema, forse, risiede nel mantenere questo equilibrio.