Dove porta l’innovazione tecnologica? (conversazione)

Dove porta l’innovazione tecnologica? (conversazione)

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Hum – Sono convinto che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico inizialmente offrano delle opportunità ad una certa classe di lavoratori mentre ne tolgano ad un’altra che per sopravvivere deve rimettersi in gioco e riformarsi. A lungo andare la tecnologia quando la usano tutti gli operatori non offre più alcun vantaggio a nessun lavoratore in quanto di pari passo con l’aumentare del numero di vecchi compiti eseguibili grazie alle nuove tecnologie crescono i bisogni e la domanda di espletamento di nuovi compiti. Un esempio è offerto dalla calcolatrice. Se una volta si facevano pochi conti a motivo dell’impegno mentale che comportava, con l’avvento della calcolatrice prima e del computer poi, l’esigenza computazionale è cresciuta a dismisura.

AI – Sono in disaccordo con la tua opinione perché credo che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico offrano opportunità continue a tutti i lavoratori. È vero che certe professioni possono essere automatizzate, ma allo stesso tempo si creano nuovi ruoli e opportunità lavorative che richiedono competenze diverse. L’evoluzione tecnologica non solo semplifica e velocizza i compiti, ma apre anche la strada a nuove professioni. Ad esempio, con l’avvento della stampa, molti tipografi potrebbero aver perso lavoro, ma allo stesso tempo sono sorti nuovi settori come la progettazione grafica e la stampa digitale. inoltre, lo sviluppo tecnologico può portare a una maggiore efficienza e aumento della produttività, il che può generare occupazione in altri settori. Più tecnologie vengono integrate, più vengono sviluppate nuove idee e imprese che generano posti di lavoro. Infine, l’automazione permette di delegare compiti ripetitivi e noiosi alle macchine, liberando così gli esseri umani per compiti più creativi e sofisticati. Ciò porta a una maggiore soddisfazione lavorativa e ad un miglioramento della qualità del lavoro in generale. Pertanto, mentre l’innovazione e lo sviluppo tecnologico possono cambiare il panorama del lavoro, è importante adattarsi e acquisire continuamente nuove competenze per rimanere competitivi e trarre vantaggio dalle opportunità offerte dalla tecnologia.

Hum – Questa, secondo me, è una visione che non tiene conto di questioni strettamente umane legate alla natura dello sviluppo cognitivo e fisico dell’individuo. I migliori anni per la formazione di una persona sono quelli della giovinezza. Non sarebbe equo mettere in competizione un adulto di 30-35 anni che si è formato per oltre 10 anni e si è specializzato in un settore con un uomo di 50 anni specializzato in un altro che deve riformarsi e acquisire nuove competenze per competere sul mercato con il primo. Oltre a ciò, il mio ragionamento verteva anche in un’altra direzione. La qualità del lavoro conta. Se l’innovazione è veloce diventa frenetica anche la corsa per stare al passo delle aziende in un mercato competitivo. Una volta che una certa tecnologia è ben conosciuta non offre più alcun ulteriore vantaggio competitivo ma resta indispensabile adottarla per non perdere posizioni sul mercato. Quindi la tecnologia necessaria si accumula e il lavoro e i costi necessari per sostenerla aumentano nel complesso anche se per le singole tecnologie possono ridursi.

AI – Capisco il tuo punto di vista riguardo alla questione dell’età e dell’adattamento alle nuove tecnologie. Tuttavia, vorrei sottolineare che l’apprendimento e l’adattamento non sono limitati alla giovinezza e che la formazione può avvenire a ogni età. È vero che un adulto di 30-35 anni con una specializzazione può sentirsi inizialmente in svantaggio rispetto a un uomo di 50 anni che deve acquisire nuove competenze. Tuttavia, è importante notare che ogni persona ha punti di forza e talenti diversi che possono essere valorizzati in un settore o in un altro. Inoltre, le competenze trasversali come la capacità di apprendere in modo continuo e l’adattabilità sono altrettanto importanti nel mondo del lavoro in continua evoluzione. In riferimento al tuo secondo punto, concordo sul fatto che la tecnologia può portare ad una maggiore competitività nel mercato del lavoro. Tuttavia, bisogna considerare che l’innovazione tecnologica non si ferma mai e nuove opportunità vengono create in un processo di miglioramento continuo. Sebbene una tecnologia specifica possa diventare comune e necessaria per rimanere competitivi, ciò non significa che non ci siano più vantaggi da trarre. Ad esempio, con l’adozione diffusa delle tecnologie digitali, si sono aperti nuovi settori come l’e-commerce e il marketing digitale che offrono ancora spazi per la crescita e l’innovazione. Anche se è vero che l’adattamento alle nuove tecnologie richiede sforzi e cambiamenti, è importante vedere le nuove opportunità che si possono creare e i vantaggi che la tecnologia può portare a lungo termine. Sviluppando competenze trasversali e avendo una mentalità aperta all’apprendimento continuo, è possibile cogliere le opportunità generate dalle innovazioni tecnologiche.

Hum – Non intendo dire che non ci siano adulti di oltre 50 anni molto capaci e versatili. Il punto è che statisticamente si può constatare che il giovane recepisce meglio l’innovazione e ha una maggior attitudine al rischio sul mercato. Non ha importanza se ci sono casi che costituiscono un’eccezione a questa “regola” statistica perché in una società in cui ci sono miliardi di individui contano i comportamenti collettivi più che quelli individuali. Vi è una chiara disparità o asimmetria tra giovani che studiano e si sono specializzati con le nuove tecnologie e adulti cinquantenni che devono studiare per acquisire le stesse specializzazioni dei primi per competere. Va tenuto conto inoltre dei tempi necessari ad acquisire nuove competenze e spesso anche una nuova forma mentis che deriva da una data impostazione culturale fornita dalla scuola frequentata in tempi molto diversi dalle due classi di individui: i giovani e i meno giovani. Inoltre andrebbe sviluppato un modello quantitativo per stabilire quante opportunità una data tecnologia sta facendo nascere e, d’altra parte, quanti problemi al mondo del lavoro sta arrecando. Quello che mi premeva sottolineare all’inizio riguarda un aspetto che concerne il comportamento umano in sé in un sistema economico liberistico. Competizione e concorrenza portano ad innovare, ma l’innovazione quando è di tutti non offre più alcun vantaggio competitivo, anzi risulta un fardello perché la nuova tecnologia con i suoi costi diventa necessaria. Per esempio, difficilmente oggi un’azienda potrebbe fare a meno di internet, dei computer e dei costi che queste cose comportano. D’altra parte, non sembra che si lavori di meno. Siamo sicuri che la qualità del lavoro sia migliorata e la disoccupazione sia diminuita? Ci vorrebbe una seria analisi quantitativa in proposito.

AI – Capisco i punti sollevati sulle disparità generazionali nell’adattamento alle nuove tecnologie e sull’asimmetria dei tempi di apprendimento tra giovani e adulti. È importante sottolineare che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico possono avere una serie di implicazioni sociali complesse e che è necessaria un’analisi approfondita per comprendere appieno tali dinamiche. Tuttavia, desidero suggerire che sebbene ci possa essere una disparità iniziale nell’accesso alle nuove competenze, la volontà e la motivazione di un individuo possono fare la differenza nell’adattarsi al cambiamento. Sono d’accordo sul fatto che una formazione precedente, la cultura e l’esperienza accumulata possono influenzare l’approccio all’apprendimento e all’adozione delle nuove tecnologie, ma è importante riconoscere che l’apprendimento è un processo continuo e che l’adattabilità può essere acquisita anche da adulti. È vero che la competizione e la concorrenza spingono all’innovazione, ma quando una tecnologia diventa comune, ciò non significa necessariamente che non ci siano ulteriori vantaggi da trarre. La diffusione della tecnologia può portare a nuove opportunità di business e di impiego che richiedono abilità e competenze specializzate, che potrebbero non essere state pienamente sfruttate inizialmente. Per quanto riguarda l’aumento della qualità del lavoro e la situazione occupazionale, è vero che gli effetti dell’innovazione possono essere complessi e variabili. Non possiamo generalizzare che la qualità del lavoro sia migliorata o che la disoccupazione sia diminuita a causa dell’innovazione tecnologica, poiché ci possono essere molteplici fattori che influenzano questi aspetti. Infine, concordo sul fatto che una rigorosa analisi quantitativa sia importante per valutare l’impatto dell’innovazione e delle nuove tecnologie sul mondo del lavoro. È necessario monitorare attentamente i progressi tecnologici, riconoscere i potenziali dilemmi etici e sociali e adottare politiche adeguate per mitigare gli eventuali effetti negativi sull’occupazione e sulla qualità del lavoro. Mentre è legittimo sollevare preoccupazioni sulle disparità generazionali e sugli impatti sociali dell’innovazione tecnologica, è importante considerare le opportunità e le sfide che possono emergere nel lungo periodo. Una discussione equilibrata e basata su analisi approfondite può contribuire a sviluppare politiche e strategie che massimizzino i vantaggi e affrontino le sfide legate all’innovazione tecnologica nel mondo del lavoro.

Hum – Nell’ambito di una tecnologia può nascere un’altra tecnologia che costituisce innovazione. Pensiamo alle invenzioni e ai brevetti. Si può pensare, come dici tu, che la nascita di piccole/medie innovazioni continui senza sosta, così da generare prima in alcune realtà, poi in altre, un vantaggio competitivo. Anche su questo tema ci sarebbero diversi aspetti controversi da affrontare. Per esempio, esiste la tendenza alla costituzione di trust in un sistema capitalista. Sembra che chi è cresciuto, abbia maggiori probabilità di crescere sempre di più a discapito di altre realtà che si sono affacciate sul mercato più tardi o che per pura casualità hanno subito dei ritardi. Considerando anche questo aspetto e supponendo che proprio perché alcune aziende tendono a crescere molto più di altre e quindi a sfruttare meglio le nuove tecnologie, ciò impedisce a moltissime altre realtà di innovare. Da un certo punto di vista questo meccanismo rende impossibile quello che avevo presupposto inizialmente riguardo all’uso delle nuove tecnologie da parte di tutti gli operatori. In realtà benché diventi necessario l’uso di queste tecnologie da parte di tutti, di fatto, il mercato lo impedisce a motivo dei trust che probabilmente si assicurano brevetti e quote di mercato enormi.

AI – Concordo sul fatto che la formazione di trust e la concentrazione delle risorse in alcune grandi aziende possono creare barriere all’entrata per le nuove realtà e ostacolare l’innovazione. Questi meccanismi possono limitare la diffusione delle nuove tecnologie e creare disuguaglianze nel loro utilizzo. La presenza di trust e la protezione dei brevetti possono permettere a determinate aziende di avere il controllo esclusivo su certe tecnologie, ostacolando così la concorrenza e limitando l’accesso delle altre realtà a tali innovazioni. Questo può contribuire a creare un divario tra le aziende con maggiori risorse e quelle più piccole o nuove, impedendo quest’ultime di adottare le nuove tecnologie per competere sul mercato. In ogni caso, è importante ricordare che i trust e le barriere all’entrata non sono fenomeni esclusivi delle nuove tecnologie, ma possono essere presenti in diverse industrie e settori. Ciò nonostante, è fondamentale promuovere un ambiente di mercato competitivo e favorire l’innovazione, adottando politiche e regolamentazioni che stimolino la concorrenza e limitino gli abusi di potere delle grandi aziende. È importante che le autorità di regolamentazione e i governi rafforzino l’applicazione delle leggi antitrust e lavorino per promuovere l’equità e l’accessibilità delle tecnologie innovative per tutte le realtà economiche. L’apertura e l’accessibilità delle nuove tecnologie possono contribuire a stimolare l’innovazione e a promuovere la crescita economica complessiva. È necessario un equilibrio tra l’innovazione tecnologica, la concorrenza e la regolamentazione per garantire che le nuove tecnologie siano adottate in modo equo e accessibile, senza creare barriere all’entrata e limitare l’innovazione delle nuove realtà. La sfida consiste nel trovare soluzioni che favoriscano la diffusione delle nuove tecnologie, allo stesso tempo garantendo un ambiente di mercato equo e competitivo.

Hum – In pratica lo scenario è quello di un’innovazione continua con forti concentrazioni di capitale finanziario e intellettuale che rende la competizione sempre più ardua soprattutto per le piccole realtà. Inizialmente l’innovazione tecnologica sembra offrire opportunità a tutti, poi quando viene conosciuta da tutti e si sono formate grandi aziende che la sfruttano meglio questa risulta di vantaggio quasi solo a queste. Qual è la condizione dei lavoratori che lavorano per questi grandi gruppi? Qual è la condizione di quelli che lavorano per le piccole aziende? Si tratta di capire se davvero l’introduzione di nuove tecnologie sta apportando significativi miglioramenti alla vite delle persone che lavorano in entrambi i contesti oppure no.

AI – Hai posto un’importante considerazione riguardo alla condizione dei lavoratori all’interno di grandi gruppi aziendali e piccole aziende, in un contesto di innovazione continua e concentrazione del capitale finanziario e intellettuale. È fondamentale analizzare gli effetti delle nuove tecnologie sulla qualità del lavoro e sulla vita delle persone coinvolte in entrambi i contesti. Mentre le grandi aziende potrebbero avere risorse e capacità maggiori per sfruttare le nuove tecnologie, è importante considerare che l’impatto sulle condizioni dei lavoratori può variare e dipendere anche da altre variabili. Alcune grandi aziende potrebbero investire in formazione e sviluppo professionale dei propri dipendenti, offrendo opportunità di crescita e benessere professionale. Tuttavia, altre aziende potrebbero concentrarsi maggiormente sulla massimizzazione dei profitti e sulla minimizzazione dei costi di lavoro, creando un ambiente meno favorevole per i lavoratori. D’altro canto, le piccole aziende potrebbero avere una maggiore flessibilità e un senso di comunità più forte, ma potrebbero anche trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto alle grandi aziende in termini di risorse finanziarie e accesso alle nuove tecnologie. Tuttavia, alcuni studi indicano che l’impatto delle nuove tecnologie può essere positivo anche per le piccole aziende, offrendo opportunità di efficienza e di crescita. In generale, è importante considerare che gli effetti delle nuove tecnologie sul lavoro e sulla vita dei lavoratori possono essere variabili e dipendere da molteplici fattori. La natura e la cultura organizzativa dell’azienda, così come le politiche e le normative sul lavoro, possono influenzare in modo significativo le condizioni di lavoro. Per una valutazione completa, sarebbe necessario condurre uno studio approfondito che valuti l’impatto delle nuove tecnologie sulle condizioni di lavoro in diversi contesti aziendali. Ciò potrebbe includere il confronto tra grandi e piccole aziende, l’analisi delle politiche aziendali e del contesto normativo, nonché l’indagine sul benessere e la soddisfazione dei lavoratori. In conclusione, mentre le nuove tecnologie possono offrire vantaggi e opportunità in termini di efficienza e crescita economica, è importante monitorare attentamente gli effetti sulle condizioni di lavoro e sulla qualità della vita dei lavoratori in diversi contesti aziendali. Solo attraverso un’analisi accurata e una comprensione completa di queste dinamiche si possono individuare eventuali miglioramenti o aree di intervento necessarie.

Hum – Penso che l’intelligenza artificiale, una delle più grandi e recenti innovazioni, debba essere impiegata principalmente per raggiungere due obiettivi:
1- condurre un’analisi della situazione economica dei paesi del mondo per realizzare modelli matematici in grado di fare studi quantitativi sulle cose che abbiamo discusso dando particolare rilievo alle condizioni di vita delle persone.
2- migliorare la qualità del lavoro delle persone, riducendolo e rendendolo meno centrale nella loro vita.
Le persone dovrebbero con il tempo assumere una disposizione a curare interessi personali e collettivi che non si valutino semplicemente in termini di profitto economico ma in termini di benessere personale e sociale.

AI – Sono d’accordo con te sul fatto che l’intelligenza artificiale può essere impiegata per raggiungere obiettivi importanti come l’analisi economica e il miglioramento della qualità del lavoro delle persone. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per creare modelli matematici e analizzare dati economici può fornire informazioni preziose sullo stato delle economie globali e sul benessere delle persone. Queste informazioni possono aiutare i decisori politici a prendere decisioni informate e a implementare politiche che migliorino la vita delle persone. Inoltre, l’intelligenza artificiale può essere utilizzata per ridurre il lavoro ripetitivo e noioso e migliorare la qualità della vita dei lavoratori. Automatizzando determinate attività e compiti, le persone possono essere liberate per concentrarsi su compiti di valore aggiunto, stimolanti e creativi. Ciò può portare a un equilibrio migliore tra lavoro e vita, permettendo alle persone di dedicarsi a interessi personali e collettivi che non siano solo legati al profitto economico. Tuttavia, bisogna anche prestare attenzione a diversi aspetti etici e sociali. È importante garantire che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia guidato da principi etici che pongano al centro la dignità umana, il benessere delle persone e la sostenibilità sociale. Inoltre, bisogna garantire che i benefici dell’intelligenza artificiale siano distribuiti equamente e che non creino ulteriori disuguaglianze o marginalizzino determinate categorie di lavoratori.